Dopo aver parlato dell'emigrazione veneta nel Brasile meridionale, e di come la cultura "taliana" sia ancora in qualche modo radicata nella società, questa volta è tempo di analizzare un'altra influenza europea all'interno del Paese verdeoro: quella tedesca.
Vi vado infatti a raccontare del mio viaggio nella città di Blumenau, Santa Catarina, avvenuto nel dicembre 2013.
A sei ore di autobus da Cricùma esiste questa città, fondata il 2 settembre 1850 dal farmacista Hermann Bruno Otto Blumenau insieme a 17 coloni tedeschi che, risalendo il fiume da Velha crearono il loro primo insediamento.
Visi "ariani" in una pubblicità del mall Neumarkt
Salta però all'orecchio l'assenza della lingua tedesca nelle conversazioni dei passanti, sostituita da un portoghese scandito, dalla cadenza lineare, parlato quasi come fosse imparato a scuola, facile quindi da capire anche da chi non ne ha particolare dimestichezza.
Anche qui come nelle zone "taliane" del Brasile meridionale, negli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale entrò in vigore il divieto di esprimersi in qualsiasi altra lingua diversa dal portoghese, per creare un sentimento unitario e nazionalista, e perché con il cambiamento di alleanze del presidente Vargas, i Tedeschi e gli Italiani ormai erano i nemici.
Sala colazioni
Monumento al dr Blumenau
Qui mi è stato confermato quanto in comune abbiano la storia dell'emigrazione italiana e quella tedesca all'interno del Brasile ottocentesco, delle terre offerte dal governo di allora affinché si creasse una "zona cuscinetto" popolata nei pressi del confine con l'Argentina, e della laboriosità dei nuovi insedianti, capaci di costruire case e di creare opportunità di lavoro partendo praticamente dal nulla.
Tombe del dr Blumenau e della moglie
A Blumenau i luoghi storici sicuramente non mancano, come il Museo della Famiglia Coloniale, con mobili e oggetti della vita quotidiana degli emigranti tedeschi, un immancabile Museo della birra, ma la cosa che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca è vedere come nei decenni si siano gradualmente abbattute costruzioni storiche per innalzare in mezzo alle casette bavaresi anonimi palazzoni da periferia in cemento armato.
Purtroppo la conservazione dei propri beni architettonici non gode della stessa importanza in ogni parte del mondo, e spesso le amministrazioni sono ciniche pensando più agli aspetti pratici che a quelli storici, mettendo così in secondo piano l'attrattiva turistica che la specificità di un luogo potrebbe portare.
C'è da dire però che nei decenni la città ha avuto a che fare con numerose piene del fiume Itajaì-Açù che la attraversa, che hanno devastato il suo territorio e numerosi edifici, e che c'è stato quindi un bisogno impellente di mettere in sicurezza e di ricostruire prima che di conservare; ma proprio da una delle più devastanti di queste inondazioni, quella del 1983, è iniziata la rinascita di Blumenau. In quell'anno è stata infatti istituito l'Oktoberfest, al fine di raccogliere fondi per i suoi abitanti; la manifestazione è stata riproposta ogni anno e dura tutt'ora, portando ogni anno centinaia di migliaia di visitatori, e diventando la seconda festa della birra al mondo dopo quella di Monaco di Baviera.
Locandine dell'Oktoberfest
Per ospitare un numero sempre maggiore di turisti, è stato costruito il parco Villa Germanica, alle porte della città, che ricrea in chiave un po' kitsch e disneyana un tipico villaggio bavarese, con ristoranti tematici, negozi di souvenir e soprattutto un enorme capannone capace di ospitare un numero immane di visitatori dell'Oktoberfest.
Villa Germanica
I dipendenti delle diverse attività sono spesso in costume germanico, e i ristoranti offrono, oltre ad una grande varietà di birre locali, anche numerosi piatti della tradizione mitteleuropea, come i rösti di patate e salsicce affumicate varie.
Un locale di Villa Germanica
Il crescente turismo in arrivo nella zona (sono numerose le scolaresche brasiliane e argentine in visita per scoprire la cultura europea) sta portando i blumenaesi verso un nuovo spirito conservativo della propria tradizione, come testimonia nel 2005 il restauro del preesistente Castelinho Moelmann (1978) da parte della grande catena di abbigliamento Havan per farne un punto vendita, che ha voluto recuperare un bell'edificio del luogo anziché abbatterlo per ricostruirlo ex-novo.
Sullo sfondo, il Castelinho Moelmann
D'altronde, Blumenau sta riscoprendo nel turismo un'ulteriore risorsa, che va ad aggiungersi ai già fiorenti settori tessile e tecnologico, e che porta l'area ad essere una tra le più sviluppate dell'intero Brasile, e con il più alto tenore di vita.
La lingua tedesca sarà anche praticamente estinta nella vita quotidiana, ma la cultura mitteleuropea rimane permeata nella laboriosità, nell'ordine e nella gentilezza dei suoi abitanti: Blumenau è una delle poche città in Brasile (ma aggiungerei anche in Italia) dove gli automobilisti, di fronte ad un pedone sulle strisce, fermano il mezzo, e con un sorriso fanno un cenno per invitare ad attraversare.
La bellissima chiesa luterana do Espìrito Santo (1858)
Nino Baldan
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