Dopo il successo de "le 12 cose che pensavo da piccolo" (del quale ho scritto anche la seconda e la terza puntata) ho voluto fare un piccolo salto temporale.
Correva il 1994, avevo 11 anni e avevo appena iniziato la prima media in un istituto veneziano gestito da religiosi; mi trovavo per la prima volta con compagni di classe che non conoscevo.
Scordatevi i cellulari, la connessione internet, i vestiti trendy e gli approcci sessuali: eravamo ancora bambini ma proiettati in un ambiente nuovo, con ragazzi più grandi che giravano per i corridoi parlando di argomenti "strani" dei quali avevamo sentito discutere solo in televisione.
Eravamo i più piccoli: curiosità, dubbi, paure aleggiavano tra noi senza che nessuno potesse far fronte alle nostre domande.
1) Chi aveva l'orecchino era un delinquente
immagine da www.asos.com
Provenendo dalla scuola elementare, caratterizzata da grembiuli colorati e un modo sobrio di presentarsi, notai subito che qualche ragazzo più grande portava l'orecchino.
E questo strideva con l'immagine che avevo delle brave persone: era qualcosa di trasgressivo, fuori dagli schemi ai quali ero abituato; e quando mi accorsi che chi lo portava aveva spesso un carattere più esuberante, arrivai in breve tempo all'equazione "orecchino = delinquente".
Perché per me chi portava l'orecchino era incline ad atti violenti, probabilmente beveva e fumava già, sicuramente era anche un bullo.
Così, in mezzo a gente nuova, prima di fidarmi di qualcuno guardavo era se avesse o meno l'orecchino: la versione 2.0 del gel dei drogati di quando ero piccolo (punto 18).
2) L'Italia era regolata da un'autorità politica superiore
immagine da ilgiorno.it
Probabilmente è l'evoluzione del mio concetto infantile di religione (punto 6).
L'Italia, come qualsiasi altro stato del mondo, era regolato da una fitta rete di contatti tra scuola, polizia, posti di lavoro; ed era in base ai voti che si prendevano a scuola e a come ci si comportava in pubblico che la vita si sarebbe sviluppata.
In parole povere, a ognuno sarebbe spettato un posto di lavoro più o meno prestigioso a seconda della propria condotta: comportarsi male in classe, bere, assumere droga o farsi vedere con un delinquente avrebbe ridotto il nostro punteggio. Non esistevano mercato del lavoro, domanda, offerta, iniziativa privata: nulla di tutto questo. Anche i negozianti erano in contatto con questa autorità superiore che consigliava o sconsigliava di assumere Tizio o Caio.
Probabilmente sarei stato bene in Corea del Nord o nell'Unione Sovietica ai tempi di Stalin.
3) L'unica musica da ascoltare veniva dall'America
immagine da rockol.it
Nonostante la maggior parte delle produzioni commerciali del periodo, soprattutto in ambito dance, fossero realizzate in Italia, ero convinto che tutto ciò che fosse in inglese fosse per forza americano. Immaginavo quindi gli Stati Uniti come la nazione leader del mondo, dalla quale non avessimo altro da fare che imparare. Una reminiscenza del punto 19 della mia infanzia, quando bollavo come falsa e non originale qualsiasi cosa provenisse dal nostro Paese. Un imbroglio tricolore, insomma.
Senza parlare delle canzoni con il testo in italiano, che trovavo provinciali, squallide e rivolte agli ignoranti.
4) Non avevo la più pallida idea sul sesso
Dimentichiamo i ragazzini di oggi, che grazie a computer e smartphone hanno accesso 24/7 a un mondo XXX pressoché infinito. A metà anni '90 un undicenne poteva solo immaginare cosa fosse, "il sesso", mettendo insieme le nozioni che aveva sentito qua e là: sì, tecnicamente sapevo di cosa si trattava, ma non conoscevo bene le dinamiche, non sapevo come l'uomo e la donna avrebbero dovuto muoversi, non ero al corrente di alcuna terminologia.
Per me il "sesso" era una parola trendy, un tabù, un universo misterioso del quale scoprivo un tassello ogni qualvolta un mio compagno arrivava in classe e raccontava che aveva visto, aveva sentito dire, che c'era un film. Perché non mi sarebbe mai venuto in mente di praticarlo in prima persona, il "sesso", perché era qualcosa da grandi; le ragazzine della scuola poi erano ancora delle bambine, con i maglioni larghi, le felpe, i pantaloni della tuta.
Avevo un'idea astratta della donna con cui fare "sesso", derivata probabilmente dai video che giravano all'epoca: mora, probabilmente mulatta, dai modi provocanti e aggressivi.
Io non avrei dovuto fare nulla: avrebbe fatto tutto lei.
5) Le luci al neon portavano a dover indossare gli occhiali
Una delle mie paure di quando ero alle medie era di diventare cieco. O meglio: di perdere diottrie, essere costretto a portare gli occhiali ed entrare così di diritto nella categoria degli sfigati. Sì, perché da una parte c'erano i portatori di orecchino, dall'altra i portatori di occhiali.
La giusta via sarebbe stata rimanere in mezzo. Con gli occhiali la mia vita sarebbe stata un inferno: atti di bullismo, nessuna possibilità di conoscere una ragazza. E già mi mancava mezza diottria…
Avevo letto di come le luci al neon lampeggiassero ad alte frequenze invece di rimanere accese, e quando sentivo affaticamento agli occhi ripiombavo nella mia fobia. In ogni aula, in ogni negozio, in ogni casa che visitavo controllavo sempre il tipo di illuminazione: non potevo diventare un portatore di occhiali - non me lo potevo permettere.
6) La Storia era finita con la caduta del Muro di Berlino
Il Muro di Berlino era caduto, l'Unione Sovietica si era dissolta e tutti i popoli avrebbero vissuto in pace e in armonia.
A quei tempi ero orgoglioso di essere nato negli anni 80 per aver vissuto il periodo finale della Storia, senza più dittature, senza più muri e confini ma con un progressivo avvicinamento delle Nazioni.
Sognavo un mondo unito e globalizzato, ovviamente guidato dagli Stati Uniti, dove gli ideali di pace e democrazia si sarebbero diffusi nei cinque continenti.
Ed è andata veramente così. Più o meno.
7) Prima o poi avrei dovuto frequentare i Centri Sociali
foto da albertobevilacqua.photoshelter.com
E un giorno avrei dovuto andarci. Magari tra qualche anno. Ma sarei stato all'altezza di quella gente? Avrei dovuto anch'io portare la kefiah per entrare?
8) Da grande avrei vissuto da solo con un televisore enorme
Alle medie non avevo idee relative alla famiglia.
Se mi fossi immaginato a distanza di qualche anno, mi sarei visto a vivere da solo all'interno di un monolocale, con un lavoro d'ufficio assegnatomi da qualche ente, magari avrei anche avuto delle esperienze sessuali, senza dubbio. Ma la cosa che più sognavo era un televisore enorme, qualcosa che a casa non avevo mai potuto avere per l'avversione di mio padre alla mia passione per i videogiochi.
La prima paga sarebbe andata sicuramente per la tv, e la sera… console Nintendo a volontà, senza nessuno che mi dicesse di spegnere perché è tardi!
9) Le donne "facili" erano adescatrici gratis e andavano con tutti
In pratica questa è la continuazione del punto 4.
Mentre frequentavo le medie sentivo spesso parlare di "ragazze facili", con varie terminologie che in questa sede preferisco non ripetere.
E nella fantasia di un undici/dodicenne non erano semplicemente ragazze che ci stavano, che cedevano alle avances. No, erano loro a provarci, a voler fare "sesso".
E con chiunque. Delle ninfomani assatanate in libertà, che ogni ragazzino avrebbe voluto incontrare. Quando sentivo dire dalle persone più grandi "è una t***a", io già lì a immaginare che quasi quasi ci avrebbe provato anche con me. Non importava l'aspetto fisico, e neanche la condizione sociale, per loro era importante solo il "sesso"!
Ovviamente, ancora una volta, la colpa era della tv e dei video musicali che guardavo...
10) Ascoltare musica nuova significava essere aggiornati
Nella mia immagine "totalitaria" della vita e della società, le canzoni uscivano perché erano migliori di quelle precedenti. Non esisteva un mercato discografico, né produttori che creavano brani con l'obiettivo di venderli.
Ed era di vitale importanza rimanere aggiornati sull'ultima canzone uscita per essere a passo con i tempi, a differenza dei vecchi e degli ignoranti che si fossilizzavano su pezzi di cinque, dieci anni fa. Mi facevo duplicare le audiocassette dance dai miei compagni, oppure passavo pomeriggi alla radio aspettando che passassero l'ultimo successo da registrare e riascoltare.
Non dico che opinione avessi all'epoca della Italo Disco anni '80...
11) Il campionato in corso era il migliore di sempre
immagine da uefa.com
Come per la musica, lo stesso valeva anche per il calcio: la Serie A in corso era la migliore di sempre, perché ci giocavano i migliori di ogni Nazionale che in passato si sarebbero solo sognati. Parlo di stagioni in cui realmente il nostro calcio primeggiava in Europa (per ben nove volte dal 1988 al 1998 in finale di Champions c'era un'italiana), ma il problema è che all'epoca denigravo chiunque nominasse i calciatori passati: secondo me lo faceva per il solo fatto di non essere aggiornato.
E poi, una volta non facevano vedere le partite in TV, non c'erano gli sponsor sulle maglie.
12) Nel 2050 il sesso sarà via computer
immagine da escapistmagazine.com
Era da poco uscito "Il tagliaerbe", film allora avveniristico incentrato sulla realtà virtuale; ero con i nonni a Fiera di Primiero (TN) quando lessi su un settimanale "nel 2050 anche il sesso sarà via computer".
Già immaginavo che le persone non avrebbero più dovuto frequentarsi, che da quell'anno avremmo vissuto tutti come nella pellicola con Pierce Brosnan.
Era diventata una mia ossessione, un mio pensiero fisso: fantasticavo, in base alle poche nozioni che avevo sul "sesso", su come avrebbe potuto funzionare.
Con dei sensori come quelli dell'elettrocardiogramma, forse.
E facevo i calcoli: nel 2050 avrei avuto 67 anni… tutto sommato sarei ancora stato in grado di fare "sesso", e se fossero mancate le ragazze facili che ci avrebbero provato con me, avrei sempre avuto il computer!
E voi? Che cosa pensavate quando andavate alle medie?
Nino Baldan
le 12 cose che pensavo da piccolo (prima puntata)
le 12 cose che pensavo da piccolo (seconda puntata)
le 12 cose che pensavo da piccolo (terza puntata)
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Ricordo la paura dei “regolamenti di conti” nella calle appena prima dell’ingresso della scuola! “Ti aspetto in calletta” pronunciato dal bullo della classe suonava come una condanna a morte non appena sarebbe suonata la campanella! :-D
RispondiEliminaI "regolamenti di conti" in calletta spaventavano anche me :D
EliminaAlle elementari NON ESISTEVANO e quando in prima media ho appreso della loro esistenza li ho sempre temuti come il peggiore dei mali :)
Io che ero alle medie con te lo posso confermare ;)