Che è l'ora di scrivere le quarta!
Ecco altri 12 simpatici strafalcioni di parole italiane e straniere che durante la mia infanzia ho assistito direttamente da parte delle mie nonne madrelingue veneziane!
37) "Appiàno!"
immagine da getmybodyback.com
No, non è dove si allena l'Inter; appiàno è stato un grido che ha cadenzato tutta la mia infanzia. Ogni volta che avessi deciso di correre, soprattutto in posti dove avrei corso il rischio di cadere e/o rompere qualche cosa, ecco la nonna urlare: "appiàno!".
Onestamente non ho mai capito perché bisognasse complicare una parola così semplice come "piano": forse suonava troppo veneziana, e c'era il bisogno di tentare a tutti i costi una sua "italianizzazione" forzata.
"Appiàno! Appiàno!"
38) "Bulova"
immagine da woolite.com
Una ditta produttrice di orologi? Macchè, bulova era un termine, che, completamente snaturato dal suo significato originario (lana+leggero), andava ad indicare un famoso detersivo per lana. E ogni volta che mi fossi sporcato un maglione, "eo metto a moge col bulova"
39) "Gressino"
immagine da food-specialities.it
I gressini hanno sempre accompagnato i pasti dei miei nonni, in maniera ancora più significativa rispetto al pane, probabilmente nell'errata convinzione che, essendo più secchi, fossero anche più dietetici. I gressini a volte erano rivestiti da un'abbondante fetta di prosciutto crudo, oppure spezzettati dentro al sugo per un'originale scarpetta, da completare con la forchetta o il cucchiaio. Nonostante il nome ricorsi il grès, non erano poi così duri.
40) "Windsor"
immagine da turnkeyinternet.net
Sarà stato un involontario lapsus proveniente da chissà quale servizio di gossip sulla monarchia inglese, ma Windsor era il termine che indicava nel suo insieme il personal computer. Tanto che, nell'intenzione di fare un regalo al nipotino, le nonne si recavano nei negozi specializzati, e alla domanda del commesso su quale pc il pargolo possedesse, eccole pronte ad esclamare sicure "el ga un Windsor".
41) "Vàntati duro!"
immagine da lenuovemamme.it
Dopo "appiàno!" del punto 37, ecco un altro grido che accompagnava le mie camminate infantili, soprattutto se effettuate su scale e percorsi ripidi; si tratta dell'italianizzazione di "vàntite duro", letteralmente "tieniti fermo". Evidentemente c'era la convinzione che fosse sufficiente tradurre solo la coniugazione ma non il lessico, dando vita ad un avvertimento che sembra quasi una sfida, rivolta ad un tipo tosto, ad esaltarsi se ne ha il coraggio: "vàntati duro!"
42) "Mercantino"
immagine da campingmiramare.it
La parola mercatino (con la "n") farebbe immaginare ai più una figura storica, probabilmente esotica e orientaleggiante, di un tipo basso di statura impegnato nel commercio.
Ma in realtà definiva semplicemente un piccolo supermercato e/o un grande negozio di alimentari. Perché la "n"? Perché mercatino suonava più snob, più chic, più altolocato, ma soprattutto "più italiano". "Tesoro, vieni con me che andiamo a fare la spesa al mercatino?"
43) "TELVE"
immagine da trovalavoro-palermo.blogautore.repubblica.it
Come nel caso dell'ACNI del punto 32 della terza parte, qui non si tratta di ignoranza ma semplicemente di mancanza di aggiornamento. La TELVE era la società telefonica che gestiva le telecomunicazioni del Triveneto a partire dal 1923 fino al 1963, anno in cui venne assorbita dalla SIP. Certo che sentire ancora dire "è arrivata la bolletta della TELVE" sul finire degli anni '90 faceva un po' sorridere.
44) "Pediatrite"
immagine da medicinaecologica.it
L'infiammazione alla spalle chiamata "periartrite" era comunemente definita pediatrite, termine sicuramente mutuato da "pediatria", termine di uso comune nei discorsi di famiglia. Che cosa avessero a che fare i dolori articolari con i bambini, poi, non sono mai riuscito a spiegarmelo, ma non penso che le nonne si siano mai poste questa domanda.
Forse un dolore che rende inermi come quando si è piccoli. Boh.
45) "Nàili"
immagine da freeforumzone.leonardo.it
Se la grammatica non è un'opinione: un nàilo, due nàili.
I nàili erano come dei teloni, ma impermeabili, che venivano utilizzati per coprire qualcosa che doveva rimanere all'esterno.
Il bello dei nàili è che non venivano mai buttati, ma sempre recuperati, piegati, e messi via per ogni successiva evenienza. "Dove sono i nàili?" "Eccoli qui, nonna".
46) "Dottrina"
parrocchiabovolone.it
Il mercoledì pomeriggio si andava a dottrina. Non a catechismo, a dottrina.
Forse per l'idea di indottrinamento che ci veniva praticato, ma in ogni caso avevo iniziato ad utilizzare questo termine anche nei miei discorsi quotidiani: "no, domani non posso, devo andare a dottrina".
Rettifica: Mira Brahe segnala che la parola "dottrina" era veramente in uso per indicare il catechismo domenicale delle ore 11, fissato dopo la "messa del fanciullo" delle ore 9:30.
A "dottrina" c'era la lezione con il libretto e c'erano le interrogazioni!
Quindi anche in questo caso non si trattava di ignoranza da parte delle nonne, ma di un mancato aggiornamento, in quanto nel corso degli anni '80 e '90 la "dottrina" non era più in voga da parecchio.
47) "Stagionata"
immagine da medeadesign.it
Ecco un'altra parola che per forza di cose arriva dal reparto di alimentari del supermercato.
Il formaggio è stagionato, quindi per forza si dirà stagionata, probabilmente per indicare un buon invecchiamento del legname con la quale è stata costruita.
Anche perché "staccionata" suonava decisamente cacofonico, sicuramente errato nella lingua italiana che le mie nonne avrebbero voluto/dovuto insegnarmi.
Un termine che abbinato alla parola numero 41 dava vita ad una potentissima combo dello strafalcione: "Vantati duro alla stagionata!"
48) "Befanìa"
immagine da agriturismoalcapitellon.it
Concludo in bellezza con una parola completamente stravolta per un'assonanza anche legittima, se vogliamo, ma che non ha alcuna attinenza con il significato originale.
Dal greco epifàino = mi mostro, l'Epifania è tradizionalmente la festa cristiana nella quale si ricorda la manifestazione di Gesù al mondo, con l'arrivo al suo cospetto dei Re Magi.
Il 6 gennaio. Giorno nel quale arriva la Befana a portare i doni ai bambini.
Quindi: la befanìa. "Tesoro, sai che giorno è domani? La befanìa! E sai chi viene alla befanìa?".
Per la gioia di suore e maestre, che consumavano pacchi di matite blu a forza di correggere quella che io pensavo fosse una perla di saggezza da parte di chi ne sapeva sicuramente più di me. La befanìa.
Nino Baldan
leggi la quinta parte
Gli altri articoli sulle 12 cose
Le 12 parole che le nonne sbagliavano (terza parte) (18/11/2014)
Le 12 parole che le nonne sbagliavano (seconda parte) (15/11/2014)
Le 12 parole che le nonne sbagliavano (prima parte) (12/11/2014)
Le 12 cose che pensavo quando andavo alle medie (06/11/2014)
Le 12 cose che pensato quando ero piccolo (seconda parte) (02/11/2014)
Le 12 cose che pensavo quando ero piccolo (prima parte) (26/11/2014)
Togo!!!! Tra queste storpiature rientra anche mia nonna!
RispondiEliminaFigurati che al noto presentatore Giletti l'ha sempre chiamato... Gillette!