Le 12 parole che le nonne sbagliavano (settima parte) | Nino Baldan - Il Blog

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3 gennaio 2015

Le 12 parole che le nonne sbagliavano (settima parte)


Rieccoci amici con una la rubrica più seguita del Blog, vale a dire "le 12 parole che le nonne sbagliavano", giunta alla sua settima puntata!
Vedremo insieme un'altra dozzina di strafalcioni di parole italiane e straniere a cura delle nostre amate nonnine madrelingue veneziane!


73) "Decòr"


immagine da tuttogratis.it

Il passaggio al digitale terrestre e il conseguente abbandono delle trasmissioni televisive di tipo analogico hanno rappresentato un vero e proprio dramma per le nostre nonne, abituate ad utilizzare i loro fidi televisori a tubo cattolico (seconda parte, 19) vecchi di almeno 30 anni: avrebbero dovuto sostituire l'apparecchio, oppure dotarsi di un decòr.
L'utilizzo di questo stranissimo marchingegno è, agli occhi degli anziani, qualcosa di fantascientifico, e l'unico rimedio possibile, da parte dei loro figli o parenti, è nascondere con il nastro adesivo tutti i tasti di utilizzo non comune sul telecomando, lasciando in pratica scoperti solo "acceso", "volume più, volume meno", "canale più, canale meno", i numeri (ma non sempre), allegando un bel foglio a quadretti scritto in stampatello per ricordare le operazioni da compiere per poter continuare a seguire le amate televendite e telenovelas, del tipo 1) accendi televisione 2) metti canale A/V 3) accendi decòr 4) metti canale con telecomando decòr.
Già l'utilizzo di un solo telecomando poteva risultare problematico per chi è nato e cresciuto senza alcun ausilio tecnologico, figuriamoci due. Frequenti erano infatti le telefonate disperate delle nonne: "tesoro non si vede più niente, si è rotto il decòr", seguite da una tempestiva visita a casa dell'anziana parente per scoprire che, non si sa in quale modo, la nonnina era riuscita a cancellare tutti i canali in memoria.
Un'operazione che, pur impegnandomi, non sarei stato in grado di compiere nemmeno io.


74) "Cielo da tarremoto"


immagine da backgrounds.mysitemyway.com

E' fin dalla più tenera età che sento parlare di cielo da tarremoto, come se l'attività sismica di un territorio potesse essere prevista e monitorata attraverso il movimento delle nubi.
In questo caso, il cielo da tarremoto consisteva in una sorta di copertura nuvolosa con riflessi giallastri, ed ogni volta che questa situazione meteorologica si fosse ripetuta, ecco le nonne scattare in allarme, cominciando ad andare su e giù per la casa, presumibilmente per adocchiare i luoghi più sicuri dove potersi rifugiare.
"Oh Maria vergine tesoro, oggi c'è un cielo da tarremoto".
Con mio fratello ironizzavamo su questa credenza popolare, chiedendoci come fossero stati invece il "cielo da sciopero dei mezzi pubblici" e il "cielo da colpo di Stato".


75) "Corioso"


immagine da nymetroparents.com

Si sa, da sempre i bambini sono coriosi, e questa loro caratteristica ha spesso rovinato i piani delle nonne, che avrebbero voluto preparare per i nipotini tante piccole sopprese (terza parte, punto 36), come un dolce cotto al forno e messo da parte, oppure un giocattolo impacchettato e nascosto nell'armadio dei vestiti. Ma io, in occasione del mio compleanno o di qualsiasi altra festività, non perdevo tempo, e mi mettevo a rovistare dappertutto.
"Tesoro, non devi guardare nelle cose della nonna, come sei corioso!"


76) "Mira e Stira"


immagine da scjohnson.ro

Il segreto per una stiratura duratura ed efficace consisteva in un solo prodotto: il Mira e Stira.
Spruzzato su camicie e grembiulini scolastici, il Mira e Stira li rendeva davvero rigidi, dando al nipotino un aspetto più curato ed ordinato rispetto ai bambini di altre famiglie che invece non lo utilizzavano.
Il termine Mira e Stira aveva probabilmente una sua logica: difatti, con lo spray in mano, prima si prendeva la mira sul capo in questione, e solo successivamente lo si stirava. 


77) "Pallura"


immagine da stateofmind.it

"Paura": un'altra parola italiana ad essere scambiata per dialettale, proprio come Cameo a cui ho dedicato ampio spazio nella seconda parte, punto 24.
Durante una frase nella lingua di Dante, le nonne avevano il terrore di apparire ignoranti pronunciandola così com'era, ecco perché ci inserivano a volte una "elle", altre ben due, con risultati spesso imbarazzanti per l'ascoltatore. "Non scappare più dalla nonna, amore: mi hai fatto prendere pallura!"


78) "Piletico"


immagine da webmd.com

Mia nonna aveva una parente piletica, o con il "Ballo di San Vito", e mi raccontava con dovizia di particolari di tutte le volte nelle quali, durante una crisi, si è trovata a soccorrerla.
Capitò che a sei/sette anni mi venne un febbrone tale da farmi avere le convulsioni, e mentre stavo a letto, più morto che vivo, sentivo la nonna parlare preoccupata con mia madre: "non el sarà miga deventà piletico?"


79) "Fiera di Massamblè"



Nel corso dei suoi unici anni scolastici, a mia nonna fu insegnata una filastrocca popolare, "Alla fiera di Mast'Andrè", la cui struttura era molto simile alla canzone branduardiana intitolata "Alla Fiera dell'Est": anche in questo caso si parlava di un grande mercato, all'interno del quale il protagonista si era procurato diversi oggetti, in prevalenza strumenti musicali, i cui suoni onomatopeici andavano di volta in volta aggiunti alla strofa.
C'era un unico inconveniente: la nonna al posto di "Mast'Andrè" aveva capito "Massamblè", nome che mi aveva sempre fatto pensare ad una località esotica, coloniale, magari abissina, sicuramente nei pressi di Macallè, e quando a mia volta alle elementari mi è stato chiesto se la conoscessi: <sì> risposi io <quella che fa "alla fiera di Massamblè…">, causando un legittimo sgomento negli occhi dell'insegnante e facendomi vergognare come un ladro.


80) "Al lètrico"


immagine da pagineprezzi.it

Nella casa in montagna (nella quale trascorrevo parte delle mie vacanze estive), esisteva un fornello a gas "misto": alimentato da una bombola, ma che all'occorrenza poteva pure funzionare al lètrico. La modalità al lètrico veniva attivata soltanto in caso di necessità, se le scorte di gas fossero finite improvvisamente, e il garzone del negozio non avesse potuto effettuare la consegna in tempi brevi. Ma l'al létrico, per motivi a me sconosciuti, è sempre stato denigrato dagli anziani di casa, forse per l'eccessivo consumo di energia, oppure in quanto fautrore di una cottura non ottimale. L'espressione "ah, ti eo ga cusinà al lètrico?" era sempre accompagnata da una smorfia di disgusto.


81) "Pescìna"


immagine da hotelmissouri.net

"Vieni tesoro che andiamo in pescìna": era questa una frase ricorrente durante la mia infanzia, in quanto la nonna si offriva volentieri di accompagnarmi, nei nebbiosi e freddi pomeriggi invernali, a svolgere la mia attività natatoria settimanale nelle pescìne di San Giorgio e Sacca Fisola, dopo interminabili tragitti a bordo del vaporetto.

Ed era proprio mentre nuotavo che, nella saletta d'attesa, la nonna raccontava ai famigliari degli altri bambini del perché fossi lì: "Sua mamma lo ha iscritto in pescìna perché fa bene ai ossi".


82) "Marenda"


immagine da blitzquotidiano.it

Dalle mie nonne non esistevano la colazione o la merenda: c'era soltanto la marenda, espressione che indicava semplicemente un qualsiasi spuntino effettuato al di fuori del pranzo o della cena: fosse stato alle 8 di mattina o alle 4 del pomeriggio, sempre una marenda era.
Le nonne non facevano marenda, era considerata un'abitudine infantile, quasi un capriccio: loro si facevano bastare i due pasti principali, concedendosi al massimo un caffè.
Non per questo non si prodigavano a preparare ai nipotini delle marende spettacolari, con tazze di tè aromatizzato alla fragola, punke, quivi e iogu!


83) "Trick e track"


immagine da pixelageworld.it

L'avevo visto in pubblicità e lo volevo: Tricky Traps ("trappole insidiose") non era altro che un gioco elettrico composto da un lungo percorso, all'interno del quale il giocatore avrebbe dovuto guidare una biglia di ferro, facendola passare sopra a ruote in movimento, a ponti levatoi e calamite rotanti, fino a giungere all'agognato traguardo.
A Natale finalmente trovai sotto l'albero un bel pacchetto da parte della nonna: lo aprii, e dentro c'era proprio lui! "Hai visto, tesoro, il trick e track!". "Amore, lo porti in montagna il trick e track?". "Non giochi più con il trick e track?".
Il vero miracolo di Natale si è avverato quando qualche commesso di qualche negozio ha veramente inteso cosa mia nonna avesse voluto regalarmi.


84) "Scopacce"


immagine da ebay.it

Siamo di fronte all'italianizzazione forzosa del termine veneziano "scoasse", che significa "ciò che viene raccolto con la scopa", quindi per estensione "le immondizie".
A Venezia la raccolta dei rifiuti è da sempre effettuata porta-a-porta, con un operatore intento di prima mattina a raccogliere i sacchi posti al di fuori delle abitazioni, ponendoli all'interno di un carro che sarà successivamente svuotato su una barca ormeggiata nella riva più vicina.
Questo ha comportato a vere e proprie "guerre delle scoasse", con condomini che per comodità espongono i propri rifiuti già dal pomeriggio, lasciandoli preda di gabbiani e pantegane, o che vanno a depositare le proprie immondizie lontano da casa, magari sotto alle finestre di qualcun altro, evitando di inalare cattivi odori soprattutto durante i caldi mesi estivi. Di conseguenza, era all'ordine del giorno udire le nonne che, per darsi un tono, redarguivano in italiano le studentesse della porta accanto o l'avvocato del piano di sotto: "ma le sembra permesso di mettere le sue scopacce davanti alla mia porta? Si vargogni!".

Nino Baldan




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