Oggi parlerò brevemente di un film, che durante un piovoso pomeriggio di febbraio mi è capitato per caso di visionare su TIMvision: sto parlando de "Il principe abusivo", di e con Alessandro Siani, uscito nelle sale nel 2013.
immagine da cinematografo.it
La pellicola vede l'esordio dietro la macchina da presa dell'attore napoletano già co-protagonista di "Benvenuti al Sud" e "Benvenuti al Nord", film destinati al grande pubblico, ma che ho trovato in qualche modo piacevoli, in quanto incentrati sulla sostanziale differenza di vita tra le due macroregioni italiane.
La trama de "Il principe abusivo" racconta della principessa di un regno immaginario (Sarah Felberbaum), disposta a fingere il fidanzamento con un disoccupato napoletano (Alessandro Siani) pur di far parlare di sé e tornare alla ribalta sui giornali di gossip.
L'attore/regista si trova così catapultato in una realtà completamente diversa dalla sua, fatta di cene, concerti e ricevimenti, che affronta in un modo cafone, sguaiato e totalmente inadatto alla situazione. Ed è proprio qui che nasce il problema strutturale della pellicola: per quanto di bassa estrazione e ignaro delle regole del galateo, anche uno scaricatore dimostrerebbe un minimo di rispetto e riverenza nei confronti di una famiglia nobile disposta ad ospitarlo nella propria magione; al contrario Alessandro Siani si presenta a cena con la principessa con il cappuccio della felpa calato sugli occhi, gridando e gesticolando in maniera innaturale, facendo presto cadere nello spettatore la cosiddetta sospensione dell'incredulità, e lasciandolo basito ad osservare un triste show cabarettistico che non fa ridere.
Mi sarei aspettato una valanga di gag basate sui fraintendimenti relativi alla diversa concezione di società e rapporti umani tra il mondo nobile mitteleuropeo e quello dei bassifondi campani; il film è invece una continua mancanza di rispetto di Siani nei confronti di un mondo a lui estraneo. Pure i suoi amici giunti da Napoli per approfittare della sua popolarità sono assolutamente esagerati e fuori luogo, e si rivelano delle macchiette fini se stesse, capaci di suscitare ilarità soltanto in una scolaresca delle scuole medie.
E' proprio quello il target al quale presumo sia rivolta la pellicola, basata su una comicità di pancia fatta di grida e battute talmente banali da far sentire un qualsiasi maggiorenne insultato nella propria intelligenza. Christian De Sica, nei panni del ciambellano, fa quasi tenerezza da quanto risulti ingessato in un ruolo che non gli permette di sfoderare a pieno la sua verve comica.
I rapporti tra i personaggi, poi, non sono minimamente sviluppati, con una girandola di amori che nascono in maniera affrettata e assolutamente poco realistica.
Per quanto scontato possa essere, non anticiperò il finale, mi limiterò a segnalare come l'ultima parte del film attinga a piene mani da "Da grande" con Renato Pozzetto, a partire dalla letterina d'amore arrendevole e strappalacrime scritta alla principessa, che fa immediatamente presagire quale sarà la scena successiva.
Nonostante sia stato ingolosito dal trailer, ho provato un forte imbarazzo nel trovarmi seduto di fronte a questa pellicola, e a dover giustificare la sua visione alla persona che era con me: avete presente la sensazione che si ha di fronte ad un cartone animato destinato alla primissima infanzia? Beh, quella.
Nino Baldan
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immagine da blog.screenweek.it
Mi sarei aspettato una valanga di gag basate sui fraintendimenti relativi alla diversa concezione di società e rapporti umani tra il mondo nobile mitteleuropeo e quello dei bassifondi campani; il film è invece una continua mancanza di rispetto di Siani nei confronti di un mondo a lui estraneo. Pure i suoi amici giunti da Napoli per approfittare della sua popolarità sono assolutamente esagerati e fuori luogo, e si rivelano delle macchiette fini se stesse, capaci di suscitare ilarità soltanto in una scolaresca delle scuole medie.
E' proprio quello il target al quale presumo sia rivolta la pellicola, basata su una comicità di pancia fatta di grida e battute talmente banali da far sentire un qualsiasi maggiorenne insultato nella propria intelligenza. Christian De Sica, nei panni del ciambellano, fa quasi tenerezza da quanto risulti ingessato in un ruolo che non gli permette di sfoderare a pieno la sua verve comica.
I rapporti tra i personaggi, poi, non sono minimamente sviluppati, con una girandola di amori che nascono in maniera affrettata e assolutamente poco realistica.
Per quanto scontato possa essere, non anticiperò il finale, mi limiterò a segnalare come l'ultima parte del film attinga a piene mani da "Da grande" con Renato Pozzetto, a partire dalla letterina d'amore arrendevole e strappalacrime scritta alla principessa, che fa immediatamente presagire quale sarà la scena successiva.
Il trailer ufficiale de "Il principe abusivo"
Nonostante sia stato ingolosito dal trailer, ho provato un forte imbarazzo nel trovarmi seduto di fronte a questa pellicola, e a dover giustificare la sua visione alla persona che era con me: avete presente la sensazione che si ha di fronte ad un cartone animato destinato alla primissima infanzia? Beh, quella.
Nino Baldan
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