Intervista a Il Marchese (il wrestling italiano) | Nino Baldan - Il Blog

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11 aprile 2015

Intervista a Il Marchese (il wrestling italiano)


Ecco a voi una nuova intervista ad un grande nome del wrestling italiano: oggi ho il piacere di avere con me Il Marchese, protagonista dapprima all'interno della ICW, ed ora della TCW di Jacopo Galvani, che negli anni ha fatto molto parlare di sé per il suo personaggio sopra le righe, per la sua tecnica, e per le numerose esperienze sui ring stranieri!
Ecco la trascrizione della nostra lunga chiacchierata densa di aneddoti e retroscena!

Ciao Marchese, e grazie per aver dedicato un po' del tuo tempo per il Blog!
La prima domanda che ti faccio è ormai di routine per i miei ospiti, ed è la seguente: come hai conosciuto il wrestling? 

Prima di tutto un saluto e un ringraziamento per il tuo interessamento.
Ho sempre amato questo sport, che seguo fin da bambino.
E' tradizione della mia famiglia che tutti i maschi pratichino uno o più stili di combattimento e il Catch Wrestling è presente da almeno 4 generazioni, quindi fu per me naturale pensare di dedicarmi anche al Pro Wrestling.
Agli inizi i problemi furono numerosi: in Italia questo sport non esisteva e capii fin da subito che il "backyard" (il giocare a imitare le mosse) non mi avrebbe portato da nessuna parte, quindi cominciai col creare delle solide basi con altri stili.
Nel 1995, la svolta: durante una vacanza scovai una piccolissima palestra di Pro Wrestling in Austria e decisi di provare.
I miei esordi furono terribilmente difficili: 800 km ogni viaggio, solo, il tutto senza cellulare o Internet... 
Se a questo aggiungiamo che ai tempi pesavo 30 kg meno (e ora non sono certo un gigante), che ero straniero e non conoscevo neppure la lingua...
Fu oggettivamente durissimo, ma la passione non è mai mancata.
Dopo qualche mese riuscii ad avere il mio primo match da professionista e spesi i successivi 5 anni dividendomi fra Pro Wrestling e incontri inter-stile.

Come sei venuto a conoscenza e poi in contatto con la scena italiana?

Se non erro, correva l'anno 2001.
Io ero in Inghilterra per seguire uno stage della FWA (tenuto da Sloan, Williams, Burchill , Richards e altri) e dopo uno show fui notato da Drago e Red Devil, che mi informarono della nascita di un movimento italiano e mi proposero di farne parte.
Tornato in Italia iniziai una collaborazione con la IWS e -nel 2003- con la ICW, che mi assunse immediatamente come istruttore e lottatore.

Come entrasti in contatto con la IWS? partecipasti anche a qualche loro evento?

Quando tornai in Italia visionai le diverse realtà esistenti. La IWS era quella che si presentava meglio ai tempi; venni inoltre a sapere che i ragazzi della ICW avevano avuto un breve training proprio in IWS. Nonostante la distanza (300 km ogni viaggio), iniziai dunque la collaborazione, entrando poi ufficialmente nel loro roster (mi affidarono il personaggio di Jack lo squartatore). Era forse un periodo di ristrutturazione e ci furono problemi organizzativi e burocratici, tali da indurmi a lasciare al federazione.

Il Marchese alla ICW

Qual fu il primo evento della ICW alla quale prendesti parte? Che impressione ti fece quell'ambiente?

Debuttai come lottatore in ICW durante l'evento "La Legge del + Forte 2003", vincendo per sottomissione contro Kyo Kazama col "Nodo". A dire il vero, avevo preso contatti con questa realtà già qualche tempo prima, durante uno stage a Roma, dove fui assunto all'istante come istruttore. I ragazzi mi sembravano ben motivati e l'ambiente era buono, anche se tecnicamente c'erano ancora parecchi passi da fare. 
Vinsi il titolo tag della ICW con Pain dopo una lunga pausa dalla mia prima cintura austriaca.

Come nacque il tuo personaggio, il Marchese de Sade dei ring italiani? 

Proposi al direttivo ICW tre diverse opzioni. Essendo io un esperto di mosse di sottomissione, il mio personaggio preferito era quello de Il Marchese e fu quello scelto. Le altre opzioni furono "riciclate" per altri lottatori.
Nota buffa: io sono effettivamente nobile.

Scusa la mia curiosità: quali furono le altre due opzioni "scartate"?

Uno era il mafioso, l'altro non lo ricordo bene.

Come riassumeresti la tua carriera all'interno della ICW, che ti regaló il tuo secondo titolo dopo quello austriaco? quali emozioni, quali ricordi associ alla federazione?

Esprienza triennale, ricca di grandi soddisfazioni, sia sul ring che in palestra (circa metà dei lottatori della ICW dei tempi era stata allenata da me). I ricordi sarebbero davvero tanti. Il fatto che sia finita in modo davvero pessimo non cancella i bei momenti.

Ancora alla ICW

Jacopo Galvani racconta di una tua esclusione dalla Italian Championship Wrestling... che cosa portó a questa rottura? 

Fu una cosa graduale. I primi attriti si ebbero quando cacciai dalla palestra un allievo molto portato, ma con gravi problemi comportamentali; dopo meno di un mese, la ICW decise di farlo debuttare comunque e farlo diventare a breve uno dei volti della federazione.
Come se non bastasse, questo personaggio cominciò ad avere un notevole peso anche al di fuori del ring.
Ben più grave fu un altro fatto: dopo aver combattuto all’estero (NWF , Norvegia, 13 febbraio 2005; Fukin Conservatory , USA, 29 gennaio 2006) il direttore artistico Manuel Orlandi, mi propose di chiedere al mio Maestro l’opportunità di difendere l’ FCW European Title in ICW. Quando -dopo una lunga trattativa- riuscii ad ottenere il permesso, il progetto venne accantonato: una grande mancanza di rispetto nei confronti del mio Maestro.
Qualche tempo dopo, il presidente Emilio Bernocchi mi inviò una mail, nella quale chiudeva la collaborazione fra me e la ICW. La motivazione ufficiale fu che i miei metodi di insegnamento non erano più considerati adatti. La cosa mi lasciò un po’ perplesso (in quanto quasi metà degli allora atleti ICW erano stati miei allievi) e chiesi, in via confidenziale, spiegazioni ad altri membri del direttivo. Uno di loro mi disse che non piaceva il fatto che io fossi l'unico a riuscire a guadagnare abbastanza per vivere con il Pro Wrestling, un altro mi disse semplicemente che avevo “pestato i piedi sbagliati”. Fatto sta che molti miei allievi -dimostrando un grande affetto- mi seguirono. La cosa disturbante è che alcuni esponenti arrivarono addirittura ad attaccare la mia vita privata con voci davvero incredibili! 

Fu allora che andasti in America ad allenarti con Dory Funk Jr? 

Nel gennaio 2006 decisi di portare la mia conoscenza dell'arte ad un livello superiore e partii per l'America: un sogno che si realizzava! Maestro Dory Funk Jr. è un grandissimo Pro Wrestler (3° regno più lungo della storia) e il miglior istruttore del mondo, con allievi come Kurt Angle, Lita, Matt Hardy, Christopher Daniels...
Maestro Dory Funk jr è anche una grande persona : sono onorato di essere suo allievo e di avere buoni rapporti con lui. Al di là di ogni entusiasmo però, la parola giusta per quell'esperienza è "destabilizzante": io già lavoravo da 10 anni abbondanti in Europa, ma quando iniziai ad allenarmi presso la Funkin'Conservatory mi resi conto della mia incompletezza: era come se non avessi mai fatto nulla prima!
Essere ingaggiato nella sua Funkin' Conservatory Wrestling fu una cosa del tutto inaspettata!

Il Marchese tra Dory Funk Jr. e Jimmy Hart

Riuscii addirittura a vincere un titolo (fui il primo lottatore italiano residente in Italia a vincere un titolo in USA, se non erro)! Mi trovai così bene che decisi di tornare più e più volte a combattere là, sostenendo molti incontri, conoscendo molti personaggi TNA/WWE, vincendo vari titoli, partecipando anche ad un try-out per la AJPW (la FCW è una satellite della AJPW) e partecipando ad un mini-segmento in uno show TNA.
Successivamente ho collaborato anche con altre realtà americane, ma -senza nulla togliere a nessuno- l'esperienza con Maestro Dory Funk Jr. è inarrivabile. 

Nella tua biografia parli anche di Claudio Castagnoli, l'attuale Cesaro della WWE. raccontami quando venisti in contatto con lui, e della tua esperienza di allenamento!

Claudio Castagnoli venne ingaggiato dalla ICW ed ebbi modo di incontrarlo e avere qualche scambio con lui. Persona davvero piacevole e lottatore incredibile. Nota particolare: lui mi insegnò la 619 (!) e io gli insegnai una variante della Cobra Clutch.

Per curiositá: parla italiano?

No, neanche una parola, nonostante il nome; avrà studiato un paio di parole per i promo in WWE.

Claudio Castagnoli (immagine da students.ch)

Qualche altro aneddoto relativo agli altri tuoi maestri che hai incontrato durante la tua carriera?

Sarebbero infiniti...

Allora torniamo in Italia; dopo lo strappo dalla ICW andasti subito alla TCW ?

Una volta conclusa la mia collaborazione con la ICW, mi trovai in una situazione spinosa: ero responsabile dei miei allievi, che avevano deciso di seguirmi. Fortunatamente passarono pochi giorni e subito venni contattato da quasi tutte le altre realtà italiche di Pro Wrestling. La scelta cadde sulla Total Combat Wrestling perché erano vicini e proponevano qualcosa di veramente innovativo!
Decisi di fare una chiacchierata col presidente Galvani e il primo impatto fu esplosivo, visto il mio carattere non esattamente accomodante, ma lui reagì in modo ottimale e nacque un'amicizia che dura tutt'ora.
Il 23 dicembre 2006 ci fu il primissimo combattimento ufficiale della TCW, nonché primo intergender match italiano: Il Marchese vs Violet. Questo è di gran lunga il match di Pro Wrestling italiano più visto nel web, con oltre 37 500 visualizzazioni.

Violet vs Il Marchese (2006)

In seguito partecipai ad uno show della 2PW e iniziai una lunga ed eccellente collaborazione con la UIW, che mi ha lasciato tanti bei ricordi.
Nota: sono stato forse l'unico lottatore a detenere in contemporanea i titoli di due differenti realtà italiane (TCW e UIW); questi -uniti al titolo austriaco e a quello americano- mi hanno reso il primo (e credo unico) Quadruple Crown Winner europeo.

immagine da thespecialclub.com

Come fu il tuo rapporto con Federico Di Stefano? E la tua esperienza alla 2PW? 

Conoscevo già Federico Di Stefano, e il mio rapporto con lui è sempre stato tranquillo e cordiale. La mia esperienza in 2PW fu piacevole ma breve. 

Come entrasti in contatto con Italian Warrior? Che ricordi hai di lui? 

Il progetto di Italian Warrior era notevole, ma irrealizzabile: unire tutte le federazioni. Lui è un uomo schietto; troppe volte la gente ha male interpretato ciò che diceva. Ho combattuto a lungo con la UIW e mi sono sempre trovato a casa. E' davvero brutto che abbia chiuso i battenti, per colpa di eventi esterni assai poco edificanti. 

Cosa mi dici della infamous night alla IWD di Rocky Laurita, alla quale prendesti parte?

Rocky Laurita ai tempi della IWD

Venni ingaggiato per quello che sembrava uno show di debutto davvero interessante: lottatori da varie realtà e televisioni. In realtà vi furono enormi problemi: dal ring a cui caddero le corde, alla scarsa preparazione di alcuni, alla mancanza di posti per dormire...
Tutti ne hanno ampiamente parlato, inutile infierire.
Io tentai di dare comunque un mio contributo consigliando, prestando maschere, continuando a combattere su un ring disastrato e facendo un match -nei limiti del possibile- buono contro ACE (uno dei miei migliori allievi). Altre persone vennero invece colte dalla "sindrome da supestar" comportandosi in modo davvero poco professionale e piacevole, aggiungendo disagio al disagio.
Trovo comunque apprezzabile che i ragazzi IWD non si siano arresi e abbiano riscattato il pessimo inizio, creando la PWF prima e la PWE dopo e facendo degli spettacoli piacevoli. Un punto questo che è troppo spesso, ingiustamente dimenticato. 
Certo esistono show brutti e belli, quello fu un disastro, ma il comportamento di un esterno rimane il ricordo peggiore.

Hai viaggiato molto esibendoti all'estero: in quali Paesi hai visto una migliore mentalità relativa al wrestling, e cosa manca ancora alla scena italiana? 

Il Marchese contro T.B. Jaws nella tedesca DWA

Ovviamente gli USA sono parecchio avanti rispetto agli altri paesi. La Germania sa come fare le cose in grande e l'Inghilterra ha un senso tecnico sviluppatissimo. Tutti gli altri paesi hanno una buona voglia di migliorare.
In Italia ci sono almeno due grossi problemi:
- scarsa serietà: molti lottatori non prendono la cosa nel modo giusto. E' un lavoro come un altro e come tale va vissuto;
- frammentazione: siamo l'unico paese al mondo in cui la collaborazione fra diverse realtà è così difficile.
Ci sono addirittura personaggi che spendono il loro tempo a insultare gli altri su internet... Fino a quando persisteranno questi problemi, sarà davvero difficile fare il grande passo.

Sei un wrestler tecnico: quale consideri sia stato il tuo incontro migliore mai disputato?

Il mio miglior match? Risponderò sempre allo stesso modo: il prossimo. Non voglio togliere niente a nessuno, ma con questo pensiero in testa tendo sempre a migliorarmi.

Qual è la submission della quale vai più fiero?


Uno dei miei tanti epiteti è Lord of Submission in quanto ho creato diverse decine di mosse di questo tipo (migliaia , se consideriamo tutte le possibili varianti). Impossibile trovarne una a cui sono più affezionato, anche se ho una certa predilizione per quelle particolarmente "intricate". 
Una mossa di sottomissione può essere giudicata per difficoltà ed efficacia.
- difficoltà: ogni manovra di sottomissione necessita di assoluta precisione. Tempo fa avevo scommesso 200 Euro che nessun backyarder avrebbe potuto eseguire una semplice Side Head Lock in modo corretto: quel denaro è ancora con me. Ad alti livelli le mosse forse più complesse sono quelle che attaccano molte parti dell'avversario in contemporanea, perché necessitano di più livelli di attenzione.
- efficacia: non ha senso parlare di efficacia in senso assoluto; tutto dipende dalle forze e dalle debolezze dell'avversario, dalle condizioni psico-fisiche di entrambi i lottatori, dal contesto, dall'occasione... Se un avversario ha gomiti deboli, avrà poco senso attaccarlo alle ginocchia! Attaccare più parti contemporaneamente rende la mossa senz'altro micidiale, ma richiede grande abilità.
Concludo ricordando che ogni mossa di sottomissione può essere enormemente letale: Olsen (un lottatore di 74 kg , attivo agli inizi del 1900) uccise 3 pesi massimi con un semplice (ma perfetto) Full Nelson. NB: ne ho inventata una nuova proprio ora che chiamerò Viracocha. 

Mi parli della tua esperienza nella lotta shoot? 

Come ho già accennato, da oltre 4 generazioni è tradizione della mia famiglia che tutti i maschi pratichino una o più tecniche di combattimento, oltre che quello che potremmo definire uno "stile di famiglia". Questa usanza mi ha permesso di venire a contatto con le più disparate arte marziali fin dalla più tenera età, compreso il Catch Wrestling.
Già da bambino ero completamente affascinato dal Pro Wrestling e decisi che quella sarebbe stato il mio stile principale. Una volta appresa questa arte decisi di fare incontri inter-stile, al solo scopo di dimostrarne la reale efficacia: troppa gente pensava -e pensa tuttora- che il Pro Wrestling sia una sorta di "gioco" senza un reale efficacia; una bruttura ideologica che colpisce anche alcuni pseudo-lottatori. E' mio dovere e piacere dimostrare che non è così, con combattimenti ufficiali e non.
Fra le centinaia di scontri sostenuti, mi piace ricordare quelli avvenuti all'interno del campionato nazionale di Jujitsu "open" (accettavano praticanti di altri stili), da me vinto.
Oggi -oltre al Pro Wrestling- sono piuttosto preparato in stili antichi praticamente sconosciuti, riportati alla luce grazie a decenni di faticosi studi.

Qual è la tua ricetta per il wrestling in italia? Qual è la tua personale visione del wrestling, e come doseresti tecnica, intrattenimento e hardcore? 


La tecnica è il fulcro: senza di essa non si può parlare di Pro Wrestling. Senza una perfetta conoscenza delle basi, tutto diventerebbe un gioco stupido e pericoloso. Il così detto "backyard" ha tutto il mio disprezzo. Solo chi odia profondamente il nostro sport può provarne le mosse senza una adeguata istruzione.
Il discorso cambia se si vuol parlare di tecnica avanzata. Tempo fa fui votato in un sondaggio come "lottatore più tecnico d'Italia", quindi immagino che la mia posizione stupirà diverse persone... Io credo che l'intrattenimento sia indispensabile e debba occupare una generosa percentuale del Pro Wrestling. La gente vuole assistere ad uno spettacolo e divertirsi: un diritto sacrosanto. Non vedo nulla di irrispettoso nell'intrattenimento, a patto che la parte sportiva sia buona e solida. Molto più offensivo sarebbe proporre uno show teoricamente serio con basi insufficienti.
Hardcore. Una parte interessante del nostro sport, ma da dosare sapientemente. Una federazione senza hardcore perde qualcosa, ma le realtà con incontri esclusivamente di questo tipo non hanno arte. Nota importantissima: anche lo stile hardcore ha una propria tecnica: trovo insopportabili quelle persone che -non avendo basi- credono di poter ripiegare sulle armi. 

Allora ti faccio un'altra domanda: hai combattuto anche alla ASCA: come come vedi la loro filosofia di privilegiare l'aspetto tecnico-accademico? 

Ho sostenuto diversi incontri anche in AWL/ASCA. L'accoglienza è stata buona all'inizio, nonostante qualche particolare tecnico da rivedere.
Privilegiare l'aspetto tecnico rispetto all'intrattenimento? Una scelta. A mio avviso si perde metà dell'anima del Pro Wrestling, ma volendo si può proporre anche questo tipo di prodotto. Tuttavia ribadisco che -se si vuole intraprendere questa strada- bisogna affinare il lato tecnico a livelli altissimi. Guardo con curiosità la futura evoluzione di questa realtà.

Come sta evolvendo la gimmick de "Il Marchese"?


Ultimamente ho avuto un cambio di personaggio molto netto, anche grazie al consiglio di Jacopo Galvani.
Per circa un decennio Il Marchese è stato un nobile, ricco, sadico e decisamente attratto dalle ragazze; ora invece vesto i panni di un religioso ultra-conservatore, capo di una setta, reincarnazione di entità superiori.
Due personaggi molto intensi, corpo e anima, ombra e luce.
La "gimmick" è un lato di noi stessi e -per quanto possa sembrare complesso- in me c'è parecchio di entrambe le versioni presentate.
La bella vita è senza dubbio piacevole, ma non risponde alle grandi domande: grazie a intelligenza e studio si può trovare una soluzione.

C'è una foto nella quale appari con la maschera: a che periodo si riferisce?


A essere sinceri, nella mia carriera ho interpretato una dozzina abbondante di personaggi e talvolta ho combattuto mascherato.
La cosa più divertente è che alcune mie identità sono rimaste misteriose a lungo anche per i colleghi!

Rimane una sola domanda: chi è il Marchese nella vita di tutti i giorni, quando non è sul ring e quando non insegna?

Io sono ciò che vedete nel ring. Ho progetti che conto di sviluppare in un futuro vicino, ma informerò tutti sul quadrato, come ho sempre fatto.

immagine da dory-funk.com

Grazie ancora per il tempo dedicato a questa intervista! Ti faccio i miei più sentiti auguri per il proseguimento della tua carriera, sperando che le nostre strade un giorno possano incrociarsi!

Grazie a te del tempo che mi hai concesso!


Nino Baldan


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