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11 luglio 2015

10 attività veneziane scomparse (quinta puntata)

La vetrina dell'alimentari Baretton a San Canciano

Dopo prima, la seconda, la terza e la quarta puntata, sempre in testa nella classifica dei post più visti, continua la mia avventura alla riscoperta della attività veneziane scomparse: anche oggi analizzerò 10 negozi che in qualche modo hanno caratterizzato i primi anni della mia vita, ma che ora sopravvivono soltanto nella mia memoria.


41) Negozio di giocattoli
Salizada San Lio

L'ex negozio di giocattoli di San Lio

Di questo negozio ho ricordi che definire confusi sarebbe riduttivo: venni portato al suo interno quand'ero ancora piccolissimo. Mio padre ebbe l'idea di regalarmi il classico "gioco dell'oca"; probabilmente frequentavo ancora la scuola materna. Così entrammo, domandammo al gestore, e questi si gettò a capofitto in un corridoio buio pieno di scatole, diretto agli scaffali dov'erano stipati i giochi di società finché eccolo, pronto per me.

Andammo a casa, aprii la confezione per trovarmi di fronte a dadi, oche di plastica colorata e un tabellone di cartone giallo/azzurro che si concludeva con la casella numero 63. Ogni spazio lungo il percorso mostrava illustrazioni che all'epoca giudicavo inquietanti, ai limiti dell'esoterico, ma ciò che riuscì a traumatizzarmi per anni fu la figura della morte mietitrice, uno scheletro esile ed incappucciato presente al numero 58.

Quell'immagine fu per me uno spauracchio fino all'arrivo di "Esplorando il corpo umano" che mi portò a disegnare teschi un po' dappertutto, con grande imbarazzo delle suore che non riuscivano a risalire all'origine di quella mia ossessione.

Al posto del negozio di giocattoli ora è presente una bottega di scarpe.


42) Baretton
Salizada San Canciano

Il minimarket a San Canciano al posto di Baretton

Quest'attività di alimentari era un po' il riferimento di tutta l'area di San Canciano dove vivevo. Per anni frequentatissimo, Baretton aveva al suo interno un bancone per gli affettati ed il resto delle pareti allestite con vasi di passata e legumi in scatola ma anche flaconi di detersivo: erano i prodotti di quotidiana necessità per le numerose famiglie della zona.
A destra poi si accedeva ad un'altra stanza, dove se non sbaglio erano stipate le bottiglie degli alcolici; per alcuni periodi dell'anno, all'esterno veniva esposto il baccalà su un apposito contenitore in legno.

Dietro la postazione della salumeria si alternavano due fratelli, uno notevolmente in carne con una folta barba ("da armeno" come diceva mia nonna), il fratello più magro con i baffi, e talvolta un uomo anziano, probabilmente il padre.

I due fratelli Baretton
immagine da nuovavenezia.gelocal.it

Con il progressivo spopolamento dell'area e la contemporanea apertura di numerosi supermercati, Baretton si trasformò in un mero punto di ristoro per turisti fornito di Bellini, confezioni-regalo di pasta e bottigliette d'acqua.
Finché arrivò inesorabile il giorno della sua definitiva chiusura.

Al suo posto ha ora aperto un minimarket a gestione cinese, ed è ancora presente, ben visibile, la traccia della vecchia insegna. Ogni volta che ci passo davanti non posso, e non potró mai smettere di cercare con lo sguardo quella meravigliosa tenda raffigurante formaggi, salumi e prosciutti che da bambino ha sempre stimolato il mio appetito.


43) Cabine telefoniche
Campo San Luca

Le cabine telefoniche di Campo San Luca (ora scomparse)

Essendo stato un patito di schede telefoniche, questo posto lo ricordo bene: le cabine telefoniche di San Luca erano una delle "tappe" della mia ricerca quotidiana che svolgevo con gli amici agli amici. Ognuna delle postazioni veniva accuratamente ispezionata alla ricerca di qualche rarità lasciata da qualche utente ignaro del suo valore.

La diffusione dei telefoni cellulari fece venir meno il bisogno di telefoni pubblici, e come altri luoghi simili, anche questo punto SIP venne chiuso. Ora ospita un negozio cinese di pelletteria.

Cosa c'è ora al posto delle cabine telefoniche di San Luca
immagine da google street view


44) Negozio di Giocattoli
Campiello de l'Anconeta

Una bancarella copre l'ex negozio di giocattoli all'Anconeta
immagine da google street view

Di questa attività ho ricordi risalenti alla fine dello scorso millennio: era il 1999 quando vidi in vetrina l'intera serie di pupazzini del wrestling, ognuno accompagnato da una videocassetta con i migliori incontri del lottatore. E dopo 5 anni di totale buio televisivo, per un appassionato come me si trattava di una vera manna dal cielo. Uno alla volta li acquistai tutti, mettendo da parte il giocattolo per concentrarmi sulle vhs, della durata di mezz'ora l'una, che guardai e riguardai fino quasi a smagnetizzarle.

Non ho idea cosa ci sia ora, probabilmente un negozio di vestiti, completamente celato dalle bancarelle di souvenir a gestione bengalese.


45) Macelleria
San Giovanni Grisostomo

La tabaccheria dove un tempo c'era un macellaio
immagine da google street view

Come per il negozio di giocattoli di San Lio, anche qui i miei ricordi sono fiochi e lontani, che risalgono probabilmente al mio periodo pre-scolare.
Sulla sinistra c'era il bancone, mentre sull'altro lato trovavano posto alcuni scaffali sui quali poggiavano vari prodotti alimentari.

Il dettaglio che mi rimane stampato nella memoria riguarda un'onnipresente piramide di uova, probabilmente parte dell'esposizione, che un bel giorno feci crollare creando un disastro di tuorli e albumi che si sparsero in ogni dove.
Mia madre si vergognó come una ladra mentre io rimanevo immobile ad osservare l'enorme macchia espandersi sul pavimento.

Al posto di quell'attività è da anni attiva una tabaccheria.


46) Cacao
Campiello Dolfin

L'ex negozio Cacao

Vicino al Ponte dei Giocattoli esisteva un punto vendita della catena di abbigliamento infantile Cacao, che per logo utilizzava il medesimo font della Coca Cola.

Il vecchio logo della catena per bambini Cacao
immagine da picclick.it

Per la gestione delle giacenze veniva utilizzato un vecchio computer incastonato in una lattina gigante, del tutto simile quella della famosa bibita americana. Sfuggii dal controllo di mia madre e iniziai a premere tutti i bottoni, non ottenendo però altro che pagine di testo verde su sfondo nero. Fui acciuffato da una commessa e riportato sotto la giurisdizione della mia genitrice. 
Oltre a camicie, magliette e pantaloni, ricordo soprattutto ne i mesi invernali un vasto assortimento di tute da sci: fu lì che in occasione della mia prima settimana bianca acquistai il mio completo, azzurro.

Al posto di Cacao è ora presente il punto vendita di una grande catena di scarpe.


47) Mobilificio Famosa
Campo Santa Marina

L'ex mobilificio Famosa (ora Coop)

Avevo cinque anni quando i miei genitori, visto l'arrivo del mio fratellino, decisero di ristrutturare casa e di sostituire il mobilio: correva il 1988 quando fui portato a vedere le camerette in questo grande mobilificio di Santa Marina.

Approfittando che mamma e papà fossero impegnati un venditore, scappai per esplorare quell'affascinante mondo di salotti, cucine e camere da letto. Tutte consecutive, tutte diverse, tutte buie e fredde nel loro non essere abitate. Ispezionai con attenzione ogni libro presente sulle librerie, accorgendomi con grande rammarico di avere tra le mani delle semplici sagome di cartone. Mi ritrovarono all'interno di una cameretta, attonito, mentre fissavo una grande enciclopedia composta da un'enorme, unica figura cartonata.

I locali che ospitavano Famosa sono stati rilevati da Coop, che li ha ristrutturati per realizzare un supermercato.


48) Quea dei confetti
Salizada San Canciano

Rosa Anna a San Canciano

In Salizada San Canciano era presente anche un negozio di bomboniere che recava in vetrina l'insegna "Rosa Anna". L'immagine che conservo della titolare, una signora di mezz'età dai capelli biondi, è il suo continuo trasportare secchi d'acqua su e giù per la calle, per la probabile pulizia di un magazzino evidentemente non idromunito.

Con la chiusura della vicina scuola elementare, un'attività legata alle ricorrenze non trovò più alcun motivo di esistere. Al suo posto di "Rosa Anna" si insediò il laboratorio di maschere un artigiano argentino, da poco sostituito da una rivendita di souvenir a gestione bengalese.


49) Testolini
Bacino Orseolo

L'ex sede di Testolini in Bacino Orseolo
immagine da google street view

Un luogo immenso, composto da stanze e sottostanze dove trovare matite, album da disegno e pennarelli, ma anche materiale per la scuola come diari e astucci per soddisfare i bisogni di centinaia e centinaia di scolari lagunari.

Mio padre, che della pittura faceva la sua professione, da Testolini conosceva tutti per nome; io ci andavo per comprare i pennarelli che utilizzavo per disegnare sulle pellicole trasparentiMi ero in pratica costruito un piccolo "cinema" artigianale: con l'ausilio di una torcia elettrica e di una scatola di cartone, intrattenevo i parenti proiettando i miei "capolavori" direttamente sulle pareti di casa. Si trattava di disegni a tema-western accompagnati da lunghi racconti che i nonni, più per compassione che per altro, si soffermavano ad ascoltare.

Ai tempi delle medie si andava da Testolini a comprare gli Uni Posca, pennarelli status symbol dei primi anni '90. Non c'era diario scolastico dove non fossero utilizzati per realizzare disegni in stile graffitaro, spesso abbelliti da effetti come "lo spruzzo", ottenuto soffiando direttamente sulla punta, che in alternativa poteva essere premuta sul foglio per far uscire copiosamente il colore.

Appena oltre la soglia, a destra vi era il bancone, e a sinistra si accedeva ad una stanza dedicata alle "penne costose", che se non ricordo male erano della Mont Blanc.

Testolini si è trasferito nei locali della ex Domus sul Ponte del Lovo; la sua vecchia sede di Bacino Orseolo ora ospita il negozio della catena di abbigliamento Boggi.
(Aggiornamento 2019: Testolini si è nuovamente trasferito, questa volta in Campiello Dolfin nei pressi dell'ex Ponte dei Giocattoli.)


40) Andreatta
Campo Santi Apostoli

Andreatta, l'abbigliamento sportivo a Santi Apostoli
immagine da google street view

Questa attività è anche l'ultima, in ordine cronologico, ad aver chiuso i battenti.
Andreatta era un enorme negozio di abbigliamento sportivo a due piani, con palloni da calcio ma soprattutto attrezzatura da sci a riempirne le numerose vetrine.

Al piano superiore era presente una vastissima esposizione di giubbotti.
Ricordo chiaramente di aver comprato qui, per la prima volta, un capo di vestiario da solo: si trattava di un piumino smanicato nero, dal quale non mi staccai per almeno tre, quattro stagioni. Mi piacque così tanto che qualche anno dopo riacquistai lo stesso modello in colore beige.

Andreatta era per tutti una sicurezza: mai e poi mai avremmo immaginato un giorno la zona di Santi Apostoli priva di uno dei suoi negozi più grandi e rappresentativi.
E invece, a metà 2015, le sue saracinesche si sono abbassate per sempre; al suo posto, se non vado errato, dovrebbe sorgere un ristorante asiatico.
(Aggiornamento 2019: un sushi-wok a menù fisso ha effettivamente iniziato la sua attività.)



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