Le prime 5 puntate di questa rubrica ricoprono le prime 5 posizioni dei post più visti di sempre, con una media di 1.100 visitatori ciascuna.
(aggiornamento 2019: la media attuale è di 2.143.)
Qualcuno, afflitto dai ricordi di una Venezia che non c'è più, mi ha pregato di fermarmi.
50 negozi storici che hanno definitivamente abbassato le serrande sono già sufficienti per gettare nello sconforto chiunque in Laguna ci vive o ci ha vissuto.Cittadini che, camminando per calli e campielli, sono ormai incapaci di trovare punti di riferimento legati alla loro infanzia e giovinezza.
Ma il mio viaggio continua: non è mia intenzione far scendere lacrime ma far rivivere i fantastici ricordi dei lettori, affinché loro volta condividano memorie ed esperienze di una Venezia che non dimenticheremo mai.
51) Latteria PLIP
Salizada San Canciano
Negozio spoglio, d'altri tempi, con un bancone dedicato ai formaggi e un frighetto con i cartoni del latte a sinistra, era spesso preferito dai miei genitori per la velocità del servizio. Mia mamma mi mandava proprio lì a prendere il latte e le mozzarelle ("i bocconcini") con le quali preparavamo la pizza, operazione alla quale non volevo partecipare se prima non mi fosse stato confezionato un cappello da chef con i fogli bianchi da fotocopie.
Attualmente l'ex-latteria ospita un negozio di pelletteria a gestione cinese.
52) Sala Giochi
Ponte Santi Apostoli
Ma nonostante questo, quei locali mi erano comunque indicati come "luoghi della perdizione", a frequentazione prevalentemente delinquenziale. La sala giochi di Santi Apostoli non faceva eccezione: mai mi fu permesso di entrare, nonostante ad ogni passaggio avessi sempre buttato lo sguardo, alla fremente ricerca di dettagli, di particolari sui quali avrei fantasticato per un'intera notte.
All'esterno c'erano i teppisti, con la sigaretta in bocca: a causa delle infinite raccomandazioni di mamma e nonna, con loro non volli mai neppure incrociare lo sguardo, sebbene altro non fossero che dei poveri cristi in pausa dopo una partita di biliardo.
Al posto della sala giochi è ora presente un centro-scommesse con slot machine.
53) Cinema Centrale
Frezzeria/San Fantin
Della struttura non ho grandi ricordi, se non quello dell'ingresso e delle locandine poste all'esterno.
Attualmente il cinema è stato riconvertito in un ristorante che ne conserva il nome.
54) Libreria Marco Polo
Salizada San Lio
immagine da bookstoreguide.org
Filiale dell'omonimo bookshop sorto al Malibran nei locali precedentemente occupati da Vanessa, questa libreria era rimasta una delle poche attività non-turistiche dell'intera Salizada San Lio, zona che già da anni aveva visto le botteghe storiche abbassare le serrande una dopo l'altra.
Al suo interno, ricordo la presenza di libri storici anche piuttosto rari, come una "guida dell'Africa Orientale Italiana" risalente agli anni '30, che descriveva con minuzia di particolari le strutture ricettive, i ristoranti e i luoghi da visitare delle nostre ex-colonie. Un libro che sfogliavo ogni volta che passavo, ma che - non so come - mi lasciai scappare.
Al suo posto ora sorge un negozio di pelletteria cinese.
(aggiornamento 2009: i locali sono attualmente occupati da una filiale della catena di dolcerie Rizzo.)
55) Punto telefonico pubblico
Campo San Bortolomio
Dietro il vetro era sempre presente un signore occhialuto dal forte accento meridionale, che noi ragazzini quotidianamente assillavamo per farci consegnare le schede telefoniche esaurite.
A volte le nostre richieste venivano accontentate: grossi pacchi di carte avvolte da un elastico venivano appoggiate sul bancone per noi. Ma quando la situazione lavorativa non consentiva all'impiegato di seguirci, ecco che senza alcun convenevole venivamo subito allontanati.
Dopo la sua chiusura, il posto è rimasto completamente abbandonato per due interi decenni; ora è in restauro e dovrebbe far parte del futuro complesso del Fontego dei Tedeschi.
(aggiornamento 2019: come previsto, l'angolo è stato inglobato nel nuovo centro commerciale del gruppo LVMH sorto nel settembre del 2016.)
56) Wonderland
Calle dei Boteri
All'interno, un'ampia sezione era dedicata all'animazione giapponese; in vetrina trovavano posto numerosi videogiochi.
Wonderland di Calle dei Boteri era inoltre l'unico luogo della città dove le cartucce del Game Boy venivano date a noleggio in cambio di una piccola cifra giornaliera: fu qui che ricordo di aver portato a casa un gioco di "Dragon Ball" completamente in giapponese (e di averlo restituito nel giro di qualche ora). Ma anche un titolo di calcio incentrato sul campionato nipponico (erano i tempi di Totò Schillaci nello Jubilo Iwata), che invece decisi di acquistare.
Ricordo con tristezza il momento in cui vidi la vetrina progressivamente svuotarsi in vista dell'imminente chiusura.
Il negozio ora ospita una rivendita di ghiaccioli.
57) Kele e Teo
Ponte dei Bareteri
Nell'ultimo periodo venne trasferita in una sede più piccola a Rialto, a pochi passi dal Graspo de Ua, per poi abbassare definitivamente le saracinesche.
Sul ponte dei Bareteri è ora presente la succursale di una grande catena di abbigliamento.
58) Cinema Accademia
immagine da google street view
Un cinema che tutti consideravamo infinitamente minore rispetto al Ritz e al Centrale.
Al suo interno venivano spesso proiettate pellicole d'autore, capaci di raccogliere qualche manciata di appassionati, ma non certo di stuzzicare la fantasia di noi ragazzini.
L'unico film che ricordo di aver visto all'Accademia fu nel 1995 "Io no spik inglish" con Paolo Villaggio, assieme ad un mio compagno di classe. Nella mia memoria rimane l'immagine di una sala molto agée, con poltroncine vecchie e che odoravano di muffa; anche la cosiddetta hall d'ingresso presentava un look vetusto e sorpassato, e la mia impressione, già all'epoca, era quella di esser tornato indietro nel tempo di almeno due decenni.
Al posto del cinema oggi non c'è assolutamente nulla, con una saracinesca arrugginita e ricoperta di graffiti.
59) Panificio
Calle de la Madoneta - San Polo
La clientela era così numerosa ed affezionata che il panificio poteva addirittura permettersi di chiudere per ferie durante il periodo estivo.
Dopo la sua chiusura, il negozio è stato diviso in tre: grembiuli, kebab e vestiti.
(aggiornamento 2019: la parte a destra del kebabbaro ospita ora una rivendita di caramelle.)
60) Scuola Elementare delle Imeldine
Campo San Canciano
Concludo la carrellata odierna con uno dei luoghi che più di ogni altro ha caratterizzato la mia infanzia: sto parlando della scuola elementare delle Suore Imeldine, che fino al 2003 ha allietato la vita sociale dell'intera zona di San Canciano.
La struttura trovava posto all'interno di un condominio: appena varcato il portone d'ingresso, era presente un piccola corte con dei pionieristici bidoni gialli per la raccolta della carta. A volte frugavamo al loro interno, rinvenendo qualche settimanale che sfogliamavo alla ricerca delle "donne nude".
A destra, sopra un paio di scalini, si accedeva alla classe quarta e quinta, mentre a sinistra c'era un piccolo androne che utilizzavamo per fare ricreazione e giocare a calcio con una palla di spugna. Per un periodo, l'area fu anche utilizzata come palestra di ginnastica, quando a farci lezione era una signora di nome Elena, che ricordo molto avanti con l'età (anche se all'epoca avrà avuto una quarantina d'anni).
Sopra una rampa di scalini c'era la classe terza, mentre percorrendo uno scalone si accedeva al primo piano, con un secondo androne antistante le classi prima e seconda. C'era uno sgabuzzino dove la signora Anna, bidella, preparava il caffè per le maestre utilizzando una piccola piastra elettrica: il profumo della moka invadeva tutte le aule.
La struttura trovava posto all'interno di un condominio: appena varcato il portone d'ingresso, era presente un piccola corte con dei pionieristici bidoni gialli per la raccolta della carta. A volte frugavamo al loro interno, rinvenendo qualche settimanale che sfogliamavo alla ricerca delle "donne nude".
A destra, sopra un paio di scalini, si accedeva alla classe quarta e quinta, mentre a sinistra c'era un piccolo androne che utilizzavamo per fare ricreazione e giocare a calcio con una palla di spugna. Per un periodo, l'area fu anche utilizzata come palestra di ginnastica, quando a farci lezione era una signora di nome Elena, che ricordo molto avanti con l'età (anche se all'epoca avrà avuto una quarantina d'anni).
Sopra una rampa di scalini c'era la classe terza, mentre percorrendo uno scalone si accedeva al primo piano, con un secondo androne antistante le classi prima e seconda. C'era uno sgabuzzino dove la signora Anna, bidella, preparava il caffè per le maestre utilizzando una piccola piastra elettrica: il profumo della moka invadeva tutte le aule.
Come ogni altro pezzo del passato, ho sempre considerato la mia ex-scuola come qualcosa di eterno ed impertituro; sui quotidiani apparve però la notizia che dall'anno successivo non si sarebbe più formata la prima classe. E fu così che, anno dopo anno, il Campo San Canciano si svuotó di vita, di bambini e di genitori, e con esso tutta l'intera area.
Nino Baldan
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la Libreria Marco Polo chiuse?!! Che peccato. Ci ho comprato una copia di Novecento lo scorso maggio. Mi è piaciuto molto. Speravo di tornarci a dire al proprietario così l'anno prossimo.
RispondiEliminaPurtroppo sì! Ma rimane aperto il suo altro punto vendita nei pressi del Teatro Malibran, dove un tempo sorgeva Vanessa
EliminaGrazie Nino per la tua nostalgica carrellata di ricordi.
RispondiEliminaMercerie Soppelsa...Superplastica...panificio Crosera, non ultima la Farmacia Do Colonne...tení duro 😥