01) Super Mario Bros.
Il Nintendo Entertainment System arrivó nella mia abitazione relativamente tardi, ovvero quando lo SNES aveva appena fatto capolino nei negozi. Mio padre, probabilmente, approfittò di un'offerta di qualche giocattolaio portando a casa console, "Super Mario Bros." e "Solstice". L'8-bit Nintendo era stato fino a quel momento il leit-motiv della mia infanzia: tutti i miei compagni di scuola ne erano in possesso (tranne un disgraziato al quale avevano regalato l'Intellivision), e non era inconsueto per me fermarmi ore da loro per dilettarmi in questo o quel gioco.
immagine da gameback.it
"Super Mario Bros." era per me "il classico", il titolo per antonomasia, che probabilmente provai la prima volta sullo schermo di un negozio di giocattoli. E ho come l'impressione che la sua meccanica, i suoi livelli e i suoi nemici fossero sempre stati elementi intrinsechi della mia cultura videoludica, avendoli continuamente sentiti nominare nei discorsi quotidiani e nei mass media dell'epoca. Era un gioco al quale mi dilettavo con noncuranza, ripetendo sovrappensiero la serie di livelli che mi si prospettavano davanti. Ma quei dannati fuochi d'artificio alla fine del livello... quelli non ho davvero mai capito come farli scoppiare. E provavo rabbia ogni volta che un amico ci riusciva, e stupore misto ad incredulità quando invece il fenomeno accadeva a me.
2) Solstice
immagine da giantbomb.com
Dicevo, il secondo gioco ad entrare nella mia abitazione assieme a "Super Mario Bros". Mio padre lo chiamava "joystick", e ne era il principale utilizzatore tra le mura domestiche: immaginate un enorme labirinto isometrico composto da centinaia di stanze, dove nei panni di un un mago ci si aggirava recuperando oggetti, power-up, e utilizzando magie in grado di congelare o far sparire i nemici. Tutto senza poter salvare, ricominciando daccapo ogni volta. Ogni volta che casualmente riuscivo ad accedere ad una nuova area, avvertivo l'adrenalina di addentrarmi in qualcosa di nuovo ed inesplorato, accompagnato da musiche celtico-medievali che rimangono ancora stampate nel mio cervello. Uno dei nemici, un diavoletto basso e pelato, era ormai diventato "Gigio", soprannome ispirato dal vecchietto del piano di sotto che spesso e volentieri sorseggiava "ombre" di vino alla torrefazione sotto casa.
03) Urban Champion
immagine da nindb.net
Un gioco presente qui a Venezia al Ponte dei Giocattoli, in prova, all'interno del macchinario che permetteva di selezionare tra 10 cartucce diverse. Un titolo che ho sempre considerato scemo, quasi una dimostrazione tecnica della console, dove due omini alla Mario si sfidavano in una lentissima rissa da strada a schemi fissi, composta da soli pugni. Ogni tanto cadeva qualche vaso, o passava la polizia, ma "non si saltava", "non c'erano nemici". "Non era Super Mario Bros.", insomma.
04) Super Mario Bros 2
immagine da ninb.net
Questo titolo me lo feci prestare da una compagna di classe, morbosamente incuriosito dalla sua natura di seguito di uno dei titoli essenziali ed irrinunciabile dell'intero parco software di casa Nintendo. Il suo setting arabeggiante, la meccanica di gioco differente (dovuti al fatto di non essere altro che un "hack" di "Doki Doki Panic", gioco che con l'idraulico italiano c'entrava come i cavoli a merenda) mi lasciarono stranito, ma mi affascinarono. Le ampolle che facevano apparire una porta su una dimensiine "dark" dello stesso livello e le maschere ghignanti che inseguivano il giocatore mi traumatizzarono poi per mesi, ma non furono sufficienti da impedirmi di chiedere alla bambina di vendermi la cartuccia. Con un triste finale: mia madre mi accusó di sperperare i soldi, e mi costrinse a restituirlo.
05) The Simpsons: Bart vs the World
immagine da snipview.com
Una cartuccia che acquistó mio padre: si trattava di un triste platform caratterizzato da sprite minuscoli, con il protagonista che scivolava amabilmente giù da ogni piattaforma, coadiuvato da un terribile sistema di controllo che utilizzava il tasto "A" sia per la corsa che per il salto. Non andai mai oltre i primi livelli. Mio padre, pentito, passó un'intera serata nel patetico tentativo di dimostrare come fosse divertente. Tornai dalla messa notturna di Pasqua e lui era lì, da solo, davanti al televisore, che farneticava qualcosa relativo ai bonus stage.
06) Teenage Mutant Ninja Turtles II: the arcade game
immagine da coolrom.com
Il picchiaduro a scorrimento delle Tartarughe Ninja è stato a lungo il sogno della mia infanzia: ci giocavo durante le mie villeggiature in montagna, nella sala giochi del paese, agitandomi come un ossesso mentre pestavo sui bottoni, galvanizzato dalla musica e dai grandi sprite presenti sullo schermo. Il gestore del locale aveva furbescamente settato le vite ad una sola, costringendomi ad utilizzare ben tre gettoni per superare il livello dell'incendio.
Ma un giorno questo capolavoro arrivò sul NES: fu subito mio. Mi accorsi ovviamente che la qualitá audiovideo aveva subito un downgrade dovuto alle minori capacità tecniche della console, con tanto di mini-nemici che sfarfallavano come sotto luci stroboscopiche. Ma ci giocai ugualmente per ore ed ore, arrivando ad accusare uno stato di malessere tale da costringere i miei genitori a sequestrarmi gioco e macchinario.
07) Super Mario Bros. 3
immagine da nindb.net
Il capolavoro, il gioco perfetto. Almeno fino all'uscita di "Super Mario World", chiaramente. Questa cartuccia la possedeva un mio compagno di classe, del quale ero ormai diventato ospite fisso di ogni pomeriggio: i costumi utilizzati dall'idraulico, le musiche coinvolgenti ed i mille colori erano diventati per me una vera e propria droga, alla quale non riuscivo a rinunciare.
E poi c'erano i fischietti, i "segreti" che per caso avevo visto nel film "il piccolo grande mago dei videogames". Tutto nella penombra ottobrina di un salotto traboccante di videocassette recanti l'etichetta "fuori orario" registrate da suo padre.
Che all'epoca pensavo fosse un programma di donne nude.
08) The Legend of Zelda
immagine da it.wikipedia.org
Durante tutta la mia infanzia, sono sempre stato piuttosto prevenuto nei confronti di tutto ció fosse fantasy o ambientato nel medioevo: lo consideravo "falso", "per bambini", criticando la sua somiglianza con il mondo delle favole della buonanotte alle quali io, ormai "uomo cresciuto", mi rifiutavo di voler ancora credere. E per Zelda fu la stessa cosa: lo provai una volta sola con noncuranza, sogghignando davanti alla presenza di un omino che sconfiggeva i mostri. Questo mio irrazionale pregiudizio mi negò per interi lustri la gioia di vivere una delle saghe più affascinanti dell'intero panorama videudico.
09) A Boy and his Blob
immagine da emuparadise.me
Una versione di questo gioco la possedevo già per Game Boy: si era ai comandi di un anonimo adolescente capace solo di correre, fischiare (tasto "B") e lanciare caramelle (tasto "A"). A seguirlo era un simpatico ammasso di gelatina, capace di trasformarsi in un diverso oggetto a seconda del dolciume ingoiato. Quando lo provai per NES, sempre al Ponte dei Giocattoli, rimasi stranito dal fatto che seppure la musica e gli sprite coincidessero, i livelli fossero completamente diversi: si iniziava in una strada, di notte. La mia scarsa pazienza infantile mi impedirono di proseguire sia una che l'altra versione, ma mi contagiarono con la moda delle Jelly Belly, che andavo a comprare da Sweet Sweet Way, proprio davanti alle ex poste del Fontego dei Tedeschi, nei gusti insoliti come panna, popcorn e zucchero filato.
10) Jackie Chan's action kung fu
immagine da superadventuresingaming.blogspot.com
Concludo la carrellata odierna con un altro titolo regalatomi da mio padre, probabilmente perché in offerta. A dir la veritá il gioco non era malvagio, trattandosi di un fumettoso platform pieno di power up e caratterizzato da una colonna sonora piuttosto melodica e motivante. Quello che mi fa ancora sorridere è che all'epoca non avessi avuto la minima idea di chi fosse Jackie Chan. Il protagonista del gioco, pensavo... la risposta della Hudson Soft a Super Mario.
Nino Baldan
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