Ma come sono cambiati i souvenir veneziani nel corso dei decenni? In questo post voglio riesumare alcuni souvenir vintage che, per via del progresso tecnologico o semplicemente per cambiamenti culturali sono spariti dalla circolazione. E voi li ricordate?
01) Cartoline
immagine da kijiji.it
Ogni negozio o bancarella che si rispettasse aveva al suo esterno almeno un espositore di cartoline; questo perchè era consuetudine inviare ai propri cari un'immagine, una testimonianza del proprio viaggio direttamente dal luogo di vacanza, in un'epoca in cui internet e i social network ancora non esistevano.
Impossibile per chiunque sia stato a Venezia negli anni '80 e '90 non ricordare quella recante la scritta "Venice by night", che a seconda della versione riportava un semplice cartoncino nero oppure un paio di seni. Mulatti.
Le cartoline ovviamente non sono sparite, ma ricoprono una fetta irrisoria dell'attuale mercato dei souvenir.
02) Diapositive
immagine da delcampe.net
Ad essere scomparse del tutto sono invece le diapositive. Per le nuove generazioni che non le conoscessero, erano piccoli fotogrammi raffiguranti luoghi tipici e caratteristici da inserire in un apposito macchinario e da proiettare sul muro di casa, mostrandole agli amici come si fosse al cinema.
Erano vendute in grandi fogli di plastica con le taschine appesi alle bancarelle con appositi mollettoni.
03) Macchina fotografica giocattolo
immagine da ebay.ie
Anche i bambini avevano la possibilità di portarsi a casa qualcosa di simile attraverso delle macchine fotografiche - non funzionanti - in plasticone colorato. Questi dispositivi contenevano una serie di immagini veneziane che era possibile vedere appoggiando l'occhio sulla finestrella; premendo un pulsante si passava a quella successiva.
Esisteva anche la versione "videocamera", dotata dello stesso meccanismo,ma dalla forma più allungata, ispirata probabilmente ad un modello già sorpassato tanto da non farmi nemmeno capire di cosa si trattasse.
04) Orsetto gondoliere
immagine da ebay.it
Un paio di decenni fa impazzavano nell'immaginario collettivo i cosiddetti "Orsetti del cuore", e ogni bancarella aveva il suo angolo dedicato ai peluche che ne prendevano ispirazione. Erano incredibilmente kitsch, disponibili in tinte improbabili come fuxia, giallo acceso, verde pisello e azzurro nazionale, tutti accomunati da un aspetto talmente brutto da farmi mettere in dubbio il fatto che proprio di orsi si fosse trattato: avrebbero potuto essere gatti, koala, o raffigurazioni di barboncini come quelli delle signore snob.
Negli anni '80 gli orsetti gondolieri erano ovunque ma il web sembra averne cancellato ogni traccia: non vi dico con quanta fatica sia riuscito a trovarne un'immagine, pubblicata su Ebay da qualcuno che sta evidentemente cercando di liberarsene.
È stato sorprendente qualche anno addietro trovarne uno (azzurro) a Dubrovnik che faceva ancora bella mostra di sé su uno scaffale come ricordo indelebile di un weekend passato in Laguna.
05) Specchi di Murano
immagine da yourmurano.com
Quando la possibilità di spesa del turista era ancora elevata, non c'era bancarella o negozio che non avesse un angolo riservato a questi specchi Made in Murano con il bordo decorato a motivi floreali. In un'epoca come quella odierna dominata da botteghe-tutto-un-euro ne avevo completamente rimossa l'esistenza, finché un annuncio trovato su internet è bastato a far affiorare i ricordi delle mie passeggiate infantili con i nonni, quando mi fermavo a giocare sulle panchine di marmo dei Giardinetti Reali accompagnato da "Ordinary world" dei Duran Duran sparata a tutto volume dai vicini chioschi di souvenir.
06) Bambole
immagine da ebay.it
Un'altra tipologia di souvenir vintage un tempo gettonatissima e ora relegata al dimenticatoio riguarda le bambole in costume tradizionale. Ce n'erano di tutti i tipi: dalla dama in veste settecentesca al gondoliere, tutti accomunati da quei grandi occhioni azzurri e da quell'espressione che li rendeva più simili ai pupi siciliani. Erano vendute in grandi scatole con il lato frontale aperto per mostrare cosa ci fosse dentro.
07) Penne
immagine da collezione-online.com
Un tempo accessorio indispensabile, la penna ha recentemente perso tutta la sua importanza, soppiantata dall'immancabile smartphone che permette di scrivere appunti e memo vocali senza troppe rotture di scatole. Per inciso, anche il sottoscritto ha ormai perso la capacità di scrivere a mano, ritrovandosi spesso in situazioni imbarazzanti per colpa un handwriting incerto e stentato paragonabile ormai a quello di un bimbo.
Detto questo, la penna con gondolina galleggiante era un must, l'articolo da regalare agli amici senza spendere troppo e ogni bancarella ne possedeva sempre una grande scorta.
08) Maglietta "Hard Rock Cafe"
immagine da ebay.com
Per chi appartiene alle generazioni più recenti sembrerà scontato, quasi ovvio, imbattersi nelle t-shirt griffate "Hard Rock Cafe Venezia": il locale oggi esiste, ed è situato in Bacino Orseolo. Ma nel corso degli anni '80 tali magliette erano ugualmente vendute dai chioschi di Piazza San Marco, con l'idea dotare ogni giovane turista di un cimelio un po' ignorante ma originale, da sfoggiare agli amici ignari che la nota catena a Venezia non avesse alcuna filiale.
Da bambino mi sono sempre chiesto cosa fosse questo "Hard Rock Cafe", e soprattutto dove si fosse trovato, ottenendo smorfie e facce contrariate ogni volta l'avessi chiesto.
09) Gondole con la spina
immagine da m.ebay.com
Come poteva mancare a questa rassegna di souvenir veneziani il più classico degli oggetti da turista: la gondola di plastica.
Ne esistevano di ogni dimensione, dalla più minuscola a quella mastodontica, da issare su una mensola e da non rimuovere mai più. Le più semplici non facevano nulla, stavano semplicemente là, ma le più elaborate erano dotate di spina che permetteva loro di illuminarsi di tante lucine come un albero di Natale per tutte le stagioni.
Il massimo del kitsch sopraggiungeva quando a prua era presente una ballerina in tutù.
E se la carrellata di souvenir legali si è ormai esaurita, direi che è giunta l'ora di passare a quelli sottobanco; ecco a voi gli articoli vintage venduti dagli abusivi dell'epoca.
10) Scarpe Lambada
immagine da ebay.com
La canzone dei Kaoma impazzava su ogni radio e stazione televisiva, e cavalcando l'onda del suo travolgente successo vennero messe in commercio delle minuscole scarpine di plastica made in Taiwan, che una volta accese si muovevano per simulare un ballo accompagnate da un cicalino che eseguiva la melodia principale.
Erano solitamente vendute sui ponti da magri individui di origine asiatica, e quando il traino del tormentone si esaurì vennero sostituite dal mini-cagnolino abbaiante e dal
soldato strisciante che ogni tre/quattro passi sparava.
11) Ninja attaccosi
immagine da amazon.com
Gli antenati dei peleka, dei luki-luki, delle magic ball, o come vogliamo chiamare le palline di slime che si spiacciacano sul cartoncino, i ninja attaccosi erano venduti dai bengalesi in zona-Merceria. Rappresentavano l'incubo dei negozianti, che la mattina dopo trovavano le vetrine ricoperte da centinaia di tacche lasciate dagli arti di questi pupazzetti che, una volta lanciati, scendevano a terra agguantandosi alla superficie del vetro.
12) Pupazzi "magnetici" danzanti
immagine da deevi.com
Per finire in bellezza, ecco quella che a mio avviso può essere considerata una delle più grandi truffe ai danni dei turisti meno svegli: i pupazzi "magnetici" danzanti.
Si trattava di semplici figure di cartoncino che raffiguravano i personaggi della Disney (Paperino, Topolino e Minni) tagliate dal bacino in giù e che recavano nella loro estremità dei fili neri con due pesetti per simulare gambe e piedi.
I bengalesi li posizionavano astutamente tra uno stereo e una valigetta nera, e una volta accesa la musica sembravano ballare da soli. Incuriosito da tale prodigio, mi recai personalmente a chiedere al venditore come fosse possibile, ottenendo come risposta "onde magnetiche". Difatti non di rado l'abusivo li "ricaricava" sollevandoli e strisciandoli davanti allo speaker.
Un giorno una zia me ne regalò uno: aprii il sacchettino e mi trovai di fronte ad una delle più grandi delusioni della mia infanzia. Altro che "onde magnetiche": i pupazzi ballavano perché mossi da un filo da legare al dito, o nel caso di chi li vendeva, a un automatismo presente nella valigetta. Fu da allora che iniziai a diffidare da qualsiasi articolo fosse venduto per la strada: Topolino che non ballava fu un trauma che mi accompagnerà probabilmente per il resto della vita.
Nino Baldan
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