(ultimo aggiornamento: aprile 2020)
Viviamo ormai nell'epoca del "politicamente corretto", quella sorta di autolimitazione (o autocensura) atta al "non offendere nessuno" che caratterizza ormai qualsiasi dibattito, opinione e produzione destinata al pubblico.
Ma non è sempre stato così: quando l'Italia si trovava ad essere ancora un Paese monoetnico, monoculturale e disciplinato da una visione puramente cattolica della sessualità, i "diversi" da non offendere erano numericamente inconsistenti: sto parlando di stranieri, omosessuali e disabili, che mai all'epoca avrebbero avuto la forza e i mezzi di comunicazione per combattere alcuni stereotipi (spesso offensivi) ben radicati nella stragrande maggioranza della popolazione.
Molti vedono ormai il "politically correct" come irrinunciabile gesto di civiltà, mentre per i suoi detrattori si tratta soltanto di un'ipocrisia che limita la libertà di opinione e che non risolve realmente i problemi. Con questo post non è mia intenzione schierarmi dall'una o dall'altra parte, bensì presentare una selezione di 12 canzoni che se uscite oggi, risulterebbero offensive e assolutamente improponibili; questo come inconfutabile dimostrazione di quanto le nostre usanze e percezioni, nel giro di mezzo secolo, siano radicalmente cambiate.
01) I Watussi
Edoardo Vianello - I Watussi (1963)
Non potrei non cominciare questa carrellata con quello che forse può essere l'esempio più emblematico di "variazione di morale" occorso nei decenni: "i Watussi" di Edoardo Vianello: la canzone scherza sugli usi e i costumi di un'esotica popolazione africana realmente esistente (i Tutsi, residenti tra Ruanda e Burundi), definendoli più volte "gli altissimi NEGRI". Appare subito chiara la buona fede del cantante, "colpevole" soltanto di aver utilizzato un termine comunissimo e civile (all'epoca) per definire le persone di colore. Il brano non contiene soltanto l'attualmente banditissima "N-Word", ma descrive in maniera piuttosto stereotipata le abitudini di una società selvaggia e arretrata: "alle giraffe guardiamo negli occhi / agli elefanti parliamo negli orecchi": strofe allora innocenti ma che in una canzone scritta oggi potrebbero sollevare più di qualche polverone.
02) Il pianto di Zambo (Buccia di banana)
E se "I Watussi" darebbero vita a qualche malinteso, come definire allora questa canzone goliardica in voga nel secolo scorso negli oratori di tutta Italia? L'inno del Ku Klux Klan? A partire dal protagonista, Zambo, che si esprime in terza persona in modo non dissimile dalla servitù sudista americana, in questo brano c'è proprio di tutto, come brillantemente afferma l'utente ad.6 nel suo commento a questo post:
"Ma io adesso rileggo il testo di questa summa dell’immoralità umana e ne sono sempre più stupito! Un elenco non esaustivo di ciò che ci si può trovare:
Volgarità / Razzismo / Ignoranza geografica / Oscenità / Allusioni sessuali / Menomazione / Perversione / Emarginazione / Malasanità / Vessazione morale / Abbandono di incapaci / Adulterio / Infedeltà / Promiscuità / Lussuria / Tradimento / Ira / Guerra / Apologia di reato / Libertinismo / Prostituzione / Arroganza / Denigrazione / Furto / Ingratitudine / Meschinità / …
Tutte cose che, per quanto sottintese, sono assolutamente presenti!"
"Ma io adesso rileggo il testo di questa summa dell’immoralità umana e ne sono sempre più stupito! Un elenco non esaustivo di ciò che ci si può trovare:
Volgarità / Razzismo / Ignoranza geografica / Oscenità / Allusioni sessuali / Menomazione / Perversione / Emarginazione / Malasanità / Vessazione morale / Abbandono di incapaci / Adulterio / Infedeltà / Promiscuità / Lussuria / Tradimento / Ira / Guerra / Apologia di reato / Libertinismo / Prostituzione / Arroganza / Denigrazione / Furto / Ingratitudine / Meschinità / …
Tutte cose che, per quanto sottintese, sono assolutamente presenti!"
Il pezzo è presente anche in "Fantozzi in Paradiso" del 1993 come colonna sonora del banana party di Bongo.
03) I Wahha Put-hanga
Walter Valdi - Wahha Put-hanga (1970)
Il climax giunge al culmine con "I Wahha Put-hanga" (più conosciuto come "Vacaputanga"), pezzo in dialetto milanese che esordisce con:
"In d’ona foresta del Centro Katanga
gh’era la tribù dei Wahha Put-hanga.
L’era ona tribù de negher del menga,
grand e ciolla e ballabiott."
Nata nel 1970 in modo assolutamente innocente, "Vacaputanga" è tornata alla cronaca nel 2014, quando il deputato leghista Gianluca Buonanno la portò a Montecitorio, in aperta polemica con l'allora Ministro per l'Integrazione Cécile Kienge, di origini congolesi.
04) Negro
Marcella Bella - Negro (1975)
Per concludere il tema "razzismo", ecco un pezzo di Marcella Bella decisamente black che la "N-word" ce l'ha addirittura nel titolo. "NEGRO" è qui sinonimo di istinto selvaggio, contrario di razionalità; il testo, per quante connotazioni positive possa avere, non fa a meno di ricorrere ai soliti luoghi comuni diffusi all'epoca: "tra boschi di bambù non ti ho visto più", "negro mi sembravi l'angelo più biondo", "piove sull'isola, su due animali liberi / che giocano si accoppiano", accostando l'uomo di colore alla figura di mera macchina sessuale primitiva.
05) Cin Ciu E
Coro dello Zecchino d'Oro - Cin Ciu E (1969)
E dopo aver analizzato la faccenda africana, passiamo ora ad un'altra zona geografica che nel passato è stata spesso vittima di altrettanti stereotipi: la Cina. Portatore di una cultura millenaria e praticamente chiuso per decenni al resto del mondo, l'ex Celeste Impero ha sempre suscitato fascino e curiosità nel pubblico occidentale: ecco un pezzo dello Zecchino d'Oro del 1969 che narra ai bambini italici di queste terre lontane.
Cin Ciu E è una gattina cinese, che "non beve latte ma solo tè" e "per il solito spuntino solo riso vuol mangiar"; terminati gli stereotipi del caso, la canzone presenta un inaspettato finale patriottico alla "Faccetta Nera": la protagonista incontra un gatto bolognese che le presenta le prelibatezze della cucina nostrana; come il brano-simbolo del ventennio fascista intonava "ti porteremo a Roma liberata / dal sole nostro tu sarai baciata / sarai in camicia nera pure te", Cin Ciu E "non vuol più riso e nemmeno tè / niente spaghetti per lo spuntino / ma soltanto tortellini / ma soltanto tortellini / tortellini col ragù".
Che qualcuno provi oggi ad intonare il ritornello o semplicemente il titolo davanti ad un cittadino cinese senza rischiare l'incidente diplomatico. Ma erano altri tempi, i rapporti con la Cina erano ridotti al lumicino, e i residenti con gli occhi a mandorla in Italia erano limitati a poche centinaia di famiglie alla gestione di altrettanti ristoranti orientali sparsi per lo stivale, che probabilmente mai si sarebbero imbattuti di fronte al loro stereotipo made in Italy. Stereotipo che nella seguente pubblicità (datata 1985) raggiunge sfumature inquietanti, quasi da propaganda nazista, che mai e poi mai troverebbero posto nella cultura globalizzata e politically correct del ventunesimo secolo.
Guardare per credere.
Cin Ciu E è una gattina cinese, che "non beve latte ma solo tè" e "per il solito spuntino solo riso vuol mangiar"; terminati gli stereotipi del caso, la canzone presenta un inaspettato finale patriottico alla "Faccetta Nera": la protagonista incontra un gatto bolognese che le presenta le prelibatezze della cucina nostrana; come il brano-simbolo del ventennio fascista intonava "ti porteremo a Roma liberata / dal sole nostro tu sarai baciata / sarai in camicia nera pure te", Cin Ciu E "non vuol più riso e nemmeno tè / niente spaghetti per lo spuntino / ma soltanto tortellini / ma soltanto tortellini / tortellini col ragù".
Che qualcuno provi oggi ad intonare il ritornello o semplicemente il titolo davanti ad un cittadino cinese senza rischiare l'incidente diplomatico. Ma erano altri tempi, i rapporti con la Cina erano ridotti al lumicino, e i residenti con gli occhi a mandorla in Italia erano limitati a poche centinaia di famiglie alla gestione di altrettanti ristoranti orientali sparsi per lo stivale, che probabilmente mai si sarebbero imbattuti di fronte al loro stereotipo made in Italy. Stereotipo che nella seguente pubblicità (datata 1985) raggiunge sfumature inquietanti, quasi da propaganda nazista, che mai e poi mai troverebbero posto nella cultura globalizzata e politically correct del ventunesimo secolo.
Guardare per credere.
06) La leggenda del Piave
Cosa ci fa lo storico brano di E.A. Mario, composto nel 1918 per celebrare la vittoria italiana nel primo conflitto mondiale, all'interno di questo post? Semplice: provate ad immaginare, al giorno d'oggi, una qualsiasi persona cantare in pubblico "non passa lo straniero": verrebbe immediatamente etichettato come uno xenofobo della peggior specie, in pratica un salviniano.
Ma "lo straniero" presente nel testo altri non è che l'Austriaco, il nemico bellico di allora.
Neppure al Fascismo questa canzone piaceva, ma per un altro motivo: parlava di sconfitte.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il Regno d'Italia (contrapposto alla Repubblica Sociale Italiana, ancora alleata con Hitler) adottò "La leggenda del Piave" come inno nazionale provvisorio, ma in quel caso "lo straniero" era inteso come il Tedesco.
07) La famegia del Gobbòn
La famegia del Gobbòn
E dopo esserci dedicati alla xenofobia, ecco un una canzone popolare veneziana che tratta in modo scherzoso e irriverente nientemeno che le menomazioni fisiche. Oggi ci divideremmo tra termini buonisti come "diversamente abili", "portatori di handicap", "non-normodotati", "persone speciali" che a dir si voglia, ma questo brano prende bellamente in giro, senza mezzi termini, un'intera famiglia affetta da Sindrome di Scheuermann, immaginando menomati perfino i suonatori del matrimonio, il figlioletto, la tomba e il monumento commemorativo alla memoria.
Il pezzo fu incluso anche in "Fantozzi alla Riscossa" del 1990, nella tragicomica serenata del Ragioniere alla Signorina Silvani.
08) Un po' gay
Dopo aver parlato di xenofobia e di persone disabili, passiamo ora ad un altro tasto dolente della società pre-politically correct: l'omosessualità. Rimosso dalla lista dei problemi psichici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità soltanto nel 1970, l'amore omoerotico era, dieci anni dopo, ancora fonte di stereotipi e frasi fatte, come testimonia questo pezzo dalle tinte disco della cantante italo-eritrea Maria Rosa Chimenti, già componente del gruppo Gepy & Gepy assieme a Giampiero Scalamogna e alla bionda Marcella Petrelli.
La canzone esordisce con una morbosa curiosità da parte dell'interprete nel tentare un'esperienza con un uomo un po' gay con "la faccia più ambigua che c'è", che "prova l'effetto del fard con due stelline blu", per "sparlare come amiche al sole / sdrai e monokini".
Ma, com'era logico aspettarsi per i tempi, "far l'amore senza esagerare / senza cattiveria" spinge la cantante a sostenere che "ad un uomo un po' gay / non posso dare che un sei", giudicando l'insieme "un'esperienza che non rifarei".
Perché, si sa: l'uomo o è macho, o niente.
09) I Frocioni
Sempre in tema di omosessualità, ecco un brano umoristico (se così si può chiamare) di chiara scuola romanesca, che esprime il terrore del protagonista di ritrovarsi completamente circondato da froci che, come zombie in preda ad un'epidemia, altro non possono fare che cercare morbosamente rapporti con qualunque maschio capiti loro sotto tiro. Il socio, il cugino, pure il fratello si rivelano contagiati da quest'ondata omosessuale, tanto da portare l'interprete ad una curiosa quanto intelligente soluzione al problema:
"Io mi sono premunito
per non diventare frocio
e per stare più sicuro
mi sono ricoperto di lamiera dietro il culo."
"Io mi sono premunito
per non diventare frocio
e per stare più sicuro
mi sono ricoperto di lamiera dietro il culo."
10) Pepito l'envertido
La teoria, all'epoca comunemente diffusa, che l'omosessualità si potesse prendere in seguito ad un contatto con una persona affetta, viene esasperata in quest'altro pezzo goliardico da bancarella, nel quale un torero si trasforma in gay addirittura dopo aver ricevuto una cornata sul deretano da parte dell'animale che tentava di matare. E ora Pepito non solo trascura la bella Carmencita, ma si dà pure alla prostituzione omosessuale:
"se fa encular de todos por un pesos
por riprovar del toro la emoción!"
"se fa encular de todos por un pesos
por riprovar del toro la emoción!"
11) La ballata del finocchio
La prossima canzone politicamente scorretta che prenderemo in esame proviene di nuovo dal mondo delle bancarelle, si intitola "la ballata del finocchio", ed riassume senza mezzi termini la visione dell'omosessualità allora in voga negli anni '60 e '70.
Già dalla prima strofa "son figlio di puttana e faccio il culattone" si capisce dove si andrà a parare: l'io cantante narra dei suoi viaggi in giro per il mondo "in cerca d'un maschione", che si concludono, guarda caso, in Africa, dove agli stereotipi sull'omosessualità si uniscono quelli sugli uomini di colore, che come il prezzemolo, stanno bene un po' dappertutto.
Già dalla prima strofa "son figlio di puttana e faccio il culattone" si capisce dove si andrà a parare: l'io cantante narra dei suoi viaggi in giro per il mondo "in cerca d'un maschione", che si concludono, guarda caso, in Africa, dove agli stereotipi sull'omosessualità si uniscono quelli sugli uomini di colore, che come il prezzemolo, stanno bene un po' dappertutto.
12) Finocchi e banane
Ma non è finita qui: ascoltando la facciata B dello nello stesso 45 giri, ci imbattiamo in un'ulteriore chicca, intitolata "Finocchi e banane". La canzone esordisce con una scenetta parlata tra il solito gay standardizzato (con tanto di erre moscia e cagnolino al seguito) e un bananaio dallo spiccato accento siculo, definito senza mezzi termini "terrone".
Niente male come inizio.
Ma ecco partire l'immancabile stornello romano, che denuncia, fatalità, il diffondersi smisurato dell'omosessualità tra il popolo italiano, colpevolizzando "i film d'educazione", che daranno vita ad un agghiacciante quanto razzista (ma và?) scenario futuro:
"Le svedesine per le banane
si forniranno dai negri africani
e l’Italia coi cocchi
è il paese dei finocchi"
Chapeau.
Nino Baldan
Leggi anche:
. Quando a "Casa Vianello" arrivò la cannabis
. 11 canzoni stereotipate verso gli italiani
. "L'elefante gay", canzone per bambini del 1984
Niente male come inizio.
Ma ecco partire l'immancabile stornello romano, che denuncia, fatalità, il diffondersi smisurato dell'omosessualità tra il popolo italiano, colpevolizzando "i film d'educazione", che daranno vita ad un agghiacciante quanto razzista (ma và?) scenario futuro:
"Le svedesine per le banane
si forniranno dai negri africani
e l’Italia coi cocchi
è il paese dei finocchi"
Chapeau.
Nino Baldan
Leggi anche:
. Quando a "Casa Vianello" arrivò la cannabis
. 11 canzoni stereotipate verso gli italiani
. "L'elefante gay", canzone per bambini del 1984
Grazie di avermi fatto conoscere queste perle del trash politicamente scorretto <3
RispondiEliminaPrego :) questo e altro per i lettori del Blog :)
EliminaNino, sei tornato! :)
RispondiEliminaMi ero perso i tuoi aggiornamenti ma ora ho sistemato il blogroll!
Bene, tranne due-tre pezzi, il resto lo conoscevo bene, da vero amante del trash.
Un post davvero super! :)
Moz-
Grazie Moz! :)
EliminaIn realtà non me ne sono mai andato... purtroppo tra vita lavorativa e quotidianità ho avuto meno tempo da dedicare al Blog, ma ogni volta che avró un paio d'ore libere continueró ad aggiornare e ad inserire nuovi post ;)
Fantastico questo post Nino! Io conoscevo solo i Watussi. I due riferimenti di Fantozzi mi hanno fatto scompisciare. Adoro la scena della serenata ahahah
RispondiEliminaTutte canzoni che se cantate in pubblico nel 2018, per un motivo o per l'altro, potrebbero creare problemi non indifferenti al suo interprete!...
EliminaE di Fantozzi sono un fan anche io (gli dedichiamo un post prima o poi? :))
ahahahahahahha... alcune le conosco molto bene: se penso a quanto ho ballato i Watussi da piccola e a quanto ho cantato il Negro di Marcella, oibò, ormai anche nel fare arte tocca stare all'erta...
RispondiEliminaNegli ultimi giorni rispetto ad una disquisizione sugli animalisti mi è venuto in mente che anche cantare Vengo anch'io di Jannacci provocherebbe al giorno d'oggi non pochi grattacapi: Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale, per vedere come stanno le bestie feroci... MA DE CHE!...
Ciao Irene e benvenuta!
EliminaIn effetti...anche il “pensiero animalista” è un elemento della nostra società che nel corso dedella decenni è completamente cambiato.
Animali in gabbia ma anche uso di pellicce...
Se raccolgo abbastanza materiale potrei preparare un post!
Una playlist da applausi! 👏🏻👏🏻👏🏻
RispondiEliminaSul politicamente corretto con me sfondi un portone aperto! Lo critico e insulto da sempre, mi ha davvero stancato e mi ha fatto diventare un razzista (all'apparenza) perché per protesta continuo ad usare questi termini e stereotipi!
Ammetto che la maggior parte non le conoscevo ma da oggi mi impegnerò a diffonderle.
Le citazioni di Fantozzi sono da inchino.
Ma il famoso amaro oggi come lo dovremmo chiamare, Montenero? Le liquirizie di Indiana Pipps, le Neritas? Il gruppo italiano, i Neroamaro? Ma annatetuttiaffanculo!
Replico con Quando i perbenisti non cagavano il cazzo!
Ma quanto erano belli gli indigeni con le labbra enormi e l'osso come fermaglio? 😍
Perché ci si dovrebbe offendere nell'imitare un accento? Mami con "Mizz Roszella" offendeva qualcuno?
Passiamo agli asiatici.
Non so se guardi Avanti Un Altro ma quando Paolo e Luca fanno la scena dei cinesi, replicano proprio quello stereotipo (e io godo!).
Vogliamo parlare di Superfantozzi? Quando fa il kamikaze è geniale. Tozzi-fan!
Altra replica, soprattutto pensando a Cin Ciao Lin 😍:
New Super-Man #15-19 Equilibrium (leggi solo il finale).
Sull'omosessualità manca il capolavoro de La Parolaccia, con Lino Banfi... benvenuti a 'sti frocioniii!
Ciao Emanuele e grazie!
EliminaL’articolo era più incentrato sui brani musicali veri e propri...la scena da “Fracchia la belva umana” la ricordo benissimo :) (e spero di citarla presto in uno dei prossimi post).
A proposito di persone di colore ritratte con i labbroni: esiste un videogioco di recente produzione, “Cuphead”, disegnato con l’esatto stile dei cartoni animati degli anni ‘30. E indovina? Nella grafica non appare alcun riferimento a quello stereotipo, nonostante ne fosse stato uno dei temi più ricorrenti, legato alla musica jazz che accompagnava le pellicole d’epoca.
Anche il più accurato sforzo documentaristico, a volte, si deve fermare... In un’epoca nella quale un innocuo canguro-pugile è stato rimosso da un altro titolo (a causa delle proteste animaliste), non immagino le polemiche che si creerebbero a seguito di uno sketch ”blackface”
Ciao Nino, avevo letto la risposta quando l'hai pubblicata ma per mancanza di tempo riesco a passare solo ora, dopo più di un mese...
EliminaSì sì, avevo capito l'impostazione del post, le mie repliche erano giusto per parlare 😉
Non conosco il videogioco e mi hai incuriosito!
Per tutto il resto: che amarezza!
Ah no, che cazzo dico? Il videogioco ho capito qual è ma non avevo fatto caso a questa mancanza...
EliminaIl videogioco “Cuphead” lo sto affrontando proprio in questi giorni su Nintendo Switch... vedremo se al suo interno si celerà qualche altra situazione anni ‘30 appositamente edulcorata... :)
EliminaL'armistizio è stato nel 1943...
RispondiEliminaSvista corretta! :)
EliminaGrazie della segnalazione
Accipicchia, è quasi... sconvolgente! :o
RispondiEliminaSembra un altro secolo.
Ah, già,... È un altro secolo!
Eh sì Daniele... da allora è cambiato tutto: termini e appellativi che facevano parte della nostra quotidianità ora stridono solo a pensarli... eppure si trovavano dappertutto: nei film, nei programmi tv...anche nelle canzoni per bambini!
EliminaHai detto bene: "un altro secolo".
Ahahahahah fantastiche, fanno ripensare ad antichi teoremi :D
RispondiEliminaQuando il mondo non era globalizzato e non ci si curava affatto di cosa potessero pensare le minoranze...
EliminaOggi siamo alla situazione opposta, con Facebook che ha rifiutato il rilancio del post perchè conteneva la citazione "altissimi negri" da "I Watussi".
Sì, ci si preoccupa delle minoranze, ma tutto a chiacchiere.
RispondiEliminaOrmai la società si rifugia dietro a parole "nuove", meno "screditanti", meno "offensive"... si pensa che chiamando un cieco "non vedente", "ipovedente", "non-normodotato" (e altre declinazioni del politically correct) si sia in qualche modo "a posto con la coscienza", ma il soggetto non ha certo riacquistato la vista, né tantomeno acquisito dei diritti.
EliminaL'assurdo di questo pensiero è che i termini che prima "andavano bene" vengono progressivamente "ripudiati" proprio perché assumono via via un significato ironico, di scherno, di offesa generica. E' il caso di "minorato", "handicappato", "portatore di handicap", "disabile", "invalido", "inabile": parole un tempo "corrette" ma che ora stridono soltanto a pensarle. Oppure "straniero", "extracomunitario", "immigrato" o "migrante": termini che nel 2020 fanno ormai gridare al razzismo: cosa dobbiamo dire, oggi, per essere "politicamente corretti" quando ci riferiamo a una persona non nata in Italia? "Richiedente-asilo"? "Nuovo Italiano"? "CITTADINO ORIGINARIO del Paese X ma PERFETTAMENTE INTEGRATO"?
Ti riporto due situazioni nelle quale sono stato INGIUSTAMENTE accusato di razzismo (sempre e solo da Italiani): una volta ho definito "Albanese" un ragazzo nato a Tirana ("non si dice Albanese! Si dice "una persona originaria dell'Albania", come se avere una nazionalità fosse di per sé un'offesa!); un'altra ho indicato come "neri" dei ragazzi Africani ("vergognati, si dice DI COLORE" - che se ci pensiamo è ancora più denigratorio perché assegna "il colore" solo a determinate etnie e non alla nostra).
Ho conosciuto, al contrario, tanti stranieri che si facevano beffe dei luoghi comuni usando su se stessi proprio le parole che oggi sono proibite; la stessa cosa l'ho riscontrata in amici disabili, omosessuali o appartenenti ad altre "minoranze". Ciò fa pensare che il problema, spesso, è proprio "nostro", anzi, di chi pensa di "mettersi a posto la coscienza" solo con le parole.
Complimenti! Contro la schizofrenica ideologia falsobuonista dell'ormai nauseante politically correct l'unica soluzione è un po' di sano umorismo.
RispondiEliminaQueste canzoni mi hanno fatto veramente tornare il buonumore. Grazie
P.S. E adesso aspetto il commento di qualche idiota che mi definirà "razzista"...
Condivido e sottoscrivo OGNI tua parola.👍
EliminaCerto che non inserire "Colpa d' Alfredo" (canzone ben conosciuta da ALMENO 2-3 generazioni) è un GRAVE "lapsus", visto che in 3 parole "insulta" uomini di colore e donne.
RispondiEliminaO forse dire "negro e troia" è troppo "politically UNcorrect" anche per voi?😉
- "Afroamericanomante"?
RispondiElimina- "Negromante" non si può più dire
(Rat Man)
Segnalo inoltre i manuali delle barzellette di Stephen Bastard, che riportano in copertina "libro sconsigliato".
Comunque qualcuno a sinistra mi ha detto chiaramente che il politically correct è una forma di razzismo mascherato.
È uno spasso sentire Moni Ovadia fare battute atroci sugli altri ebrei: se un ebreo va a vivere in un paese di mille abitanti, dopo un mese ci saranno un ebreo e mille antisemiti (percula il vittimismo sionista)
E della canzone "Zingara" di Iva Zanicchi... ? Che mi dite?
RispondiEliminaForse dovremmo dire:
" Leggi questa mano...donna rom o sinti"(non so se ho scritto giusto). O forse... donna di una minoranza etnica...!?! O forse... : "... donna camminante? "
Che dire di Cannelloni Macaroni (pizzeria Fantasia) sempre su orrorea33giri?
RispondiElimina