dal mio libro "Io e il wrestling italiano"
La mia passione per il wrestling nacque probabilmente nel 1990, quando a sette anni intercettai per caso ciò che mio padre guardava in televisione. C’erano due uomini su un ring ma non era pugilato: i contendenti si afferravano e si scagliavano al tappeto, il tutto condito da un’enfasi e una teatralità che non avevo mai visto: dall’atteggiamento sopra le righe di alcuni ai costumi fuori dall’ordinario di altri.
Era la WWF (oggi WWE) a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, caratterizzata da mise stravaganti, volti dipinti e gimmick inconsuete per quello che nella mia testa di bambino era un vero sport da combattimento.
Non ci misi molto per restarne affascinato.
Un pomeriggio mi trovavo in Strada Nuova, grande arteria del Centro Storico di Venezia (all’epoca colma di negozi per residenti) quando scorsi la prima serie degli “Eroi del wrestling” Gig appesi con un gancio fuori da una cartoleria. Erano action figure - o pupazzini come li chiamavo io - che riproducevano in maniera sgraziata i lottatori che avevo visto in tv; tra tutti spiccava Hulk Hogan, il più famoso, con le mani aperte come se dovesse afferrare qualcosa.
immagine da hulkhoganfansclub.blogspot.com
Inutile spiegare quanto insistetti con mia madre perché me lo comprasse subito: lo portai a casa, tagliai attentamente la plastica per non rovinare il cartoncino e mi sdraiai sul divano, ripetendo all’infinito il movimento a molla che faceva scattare in avanti le braccia dell'Hulkster. A Hulk Hogan serviva un avversario.
Il secondo pupazzino che comprai fu "Ravishing" Rick Rude, un personaggio che non conoscevo ma che scelsi per quell’aria da sparring partner di cui il leader dell'hulkamania aveva urgente bisogno.
Sul cartoncino era definito "il duro", e questo mi faceva ridere perché sembrava una cosa sporca. Il povero Rick fu così sbattuto sui pavimenti di casa che gli si staccò quasi subito un braccio, rovinandosi irreparabilmente l’articolazione.
Arrivò poi Ted Dibiase, al quale volli cambiare identità dipingendogli il volto con un pennarello viola - ahimè - indelebile, seguito dai Demolition Ax e Smash (o Demolitior, come li chiamavo scimmiottando la loro canzone d'ingresso), giunti in regalo dal nonno con le confezioni che profumavano del dopobarba con cui si era evidentemente intriso le mani.
Pupazzino dopo pupazzino mi feci regalare tutta la prima serie a cui mancava però Ultimate Warrior, assolutamente introvabile; in seguito giunse in casa anche il ring, che deformai quasi subito per provare l'ebbrezza di salirci sopra.
immagine da pinterest.com
Ormai il meccanismo di scatto di Hulk Hogan non funzionava più, ed il gigante californiano rimaneva lì, con le braccia penzolanti: decisi di comprarne la riedizione, che questa volta stava fermo a fare i muscoli. Uno dopo l’altro riuscii ad ottenere tutti i personaggi, tra i quali Akeem, Brutus “The Barber” Beefcake con tanto di forbicioni, Jake “The Snake” Roberts con annesso serpente e “Macho Man” Randy Savage, tant'è che per riporli tutti dovetti ricorrere a uno scatolone.
Nel frattempo assistetti in televisione all'intera faida tra Hulk Hogan e Sergeant Slaughter, all’epoca simpa-tizzante iracheno, che culminò con l’incontro tra i due a Wrestlemania VII. Vista la mia età, stavo seguendo in maniera fin troppo interessata l'evolversi della Guerra del Golfo, facendomi l’idea che tutto ciò che gravitas-se intorno a Saddam Hussein fosse intrinsecamente malvagio: arrivai a impedire a mia madre di com-prare una confezione di zucchero SADAM nel dubbio che i proventi fossero finiti nelle mani del dittatore. Inutile dire con quanta enfasi mi fossi messo a tifare Hogan, rimanendo senza parole davanti al suo volto insanguinato e urlando di gioia quando uscì vittorioso dalla contesa.
“C’è il sangue” pensavo “quindi dev’essere per forza tutto vero”.
immagine da whatculture.com
La Royal Rumble del 1992 la guardai a casa dei nonni, dove mi auto-invitai a cena per godermi l’evento su un televisore più grande. Ricordo ancora il menù: arrosto di vitello con contorno di patate, che mangiai in silenzio mentre Dan Peterson mi teneva compagnia con i suoi indimenticabili aneddoti.
Ad aggiudicarsi la rissa reale fu un personaggio che non conoscevo e che vedevo all’epoca come un vecchio con i capelli bianchi e gli slip neri: Ric Flair.
immagine da whatculture.com
Durante una vacanza in montagna comprai da un ragazzino alcune biglie di plastica con le immagini dei lottatori, ma mentre le contemplavo arrivò mio nonno che me le strappò di mano, andò dal mio coetaneo e si fece ridare i soldi.
“Devi imparare il valore del denaro!” mi disse.
immagine da ebay.com
Gli anni successivi furono caratterizzati dalla disperata ricerca di seguire gli incontri su Tele +2: pregavo che il segnale non scomparisse, ma ciò puntualmente accadeva visto che non avevo il decoder. Nonostante tutto non mi arrendevo e cercavo di intravvedere i lottatori aumentando il contrasto sul televisore.
immagine da sportskeeda.com
Nel 1994 il wrestling tornò su Italia 1 ma la magia era in gran parte svanita: non c’erano più Hulk Hogan, Ultimate Warrior, Macho Man con i quali ero cresciuto, ma a far da portabandiera era un certo Lex Luger, che dell’Immortale non era che la pallida imitazione. C'era Bret Hart - che tutto sommato non mi dispiaceva - ma personaggi come Shawn Michaels, Diesel e Razor Ramon, che trovavo anonimi e inadeguati, mi fecero pian piano disaffezionare a un prodotto che stava perdendo seguito anche nel resto del Paese.
Il wrestling finì in breve tempo nel dimenticatoio insieme a tutto il merchandise che lo riguardava, in un buio mass-mediatico assoluto che durò per ben cinque anni.
Nino Baldan
Il post che avete letto è il primo capitolo di "Io e il wrestling italiano", libro che scrissi nel 2015 per narrare le mie dolci-amare vicissitudini nella scena nazionale.L'opera è disponibile anche su Amazon sia in versione cartacea (a 12,00 €) che in formato ebook (3,99 €). Se siete curiosi di come venni a contatto con la disciplina, come nacque la prima federazione italiana e come le cose si evolsero nel corso degli anni... dateci un'occhiata!
Il secondo capitolo:
I videogiochi di wrestling nella mia infanzia e adolescenza (su "Medium")
Leggi anche:
. 12 giocattoli anni '90 che hanno segnato la mia tarda infanzia
. Il mio libro "Io e il wrestling italiano"
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A me regalarono due pupazzetti..
RispondiEliminaThe barber e il primo Hulk Hogan.
Ora ci gioca mio nipote, Hulk è ancora perfetto, mentre non ho più le forbici di The barber e non fa più il salto...si è incriccato :D
Ultimamente ho provato a ritrovarli i “pupazzini”, ma la maggior parte di loro deve essersi dispersa nel corso di vari traslochi...
EliminaMe ne sono ricapitati in mano soltanto alcuni, tra i quali Ted Dibiase con il volto ancora dipinto con l’indelebile viola!
Bellissimi racconti questi,per me hanno un valore immenso dato che purtroppo non ho potuto vivere questi bellissimi periodi(che tanto avrei voluto vivere!). Grazie e continua così :)
RispondiEliminaGrazie Giorgio e benvenuto nel Blog!
EliminaIn effetti, mi sono reso conto soltanto a posteriori di quanto siamo stati fortunati a vivere quel periodo del wrestling sulle TV italiane. Sembrava tutto normale, sembrava che sarebbe andata avanti così per sempre, e invece...
Eccomi, seppur in ritardo!
RispondiEliminaOttimo viaggio nella memoria, molte cose sono simili al mio vissuto.
Dunque il ring celeste era figo (ma davvero ci sei salito sopra??? XD)
però devo ammettere che le action figures non erano il massimo, essendo praticamente statue con un meccanismo. Molto "blocchi", insomma.
La questione SADAM mi ha gettato a terra, e comunque non è lontano dalla realtà quel che dici: in America sicuramente in molti, tra i ragazzini, capivano che il nemico era Saddam anche solo per la caricatura che la WWF aveva fatto di tutta la questione...
Ricordo che quando la Francia tolse l'aiuto alle truppe USA in Afganistan nei primissimi anni 2000, il wrestler Renée Dupre era proprio il coglioncello di turno.
Moz-
Ciao Miki!
EliminaLe action figure erano oggettivamente quello che erano, ma si trattava all’epoca dell’unica opportunitá per “giocare” al wrestling, per questo le ricordiamo con affetto...
Il ring sì, ci ero salito sopra, e attualmente (lo possiedo ancora) ha la plastica tutta deformata verso il basso, i personaggi, se posizionati, non stanno più in piedi :)
Per la storia di SADAM: noi ci scherziamo, ma lo stesso Robert Remus, che all’epoca “interpretava” Sgt Slaughter, confessó di essere stato pubblicamente insultato e minacciato per il suo ruolo di antiamericano, ritenuto “reale” da molti telespettatori a stelle e strisce... che non avevano certo 6/7 anni come noi :)