8 giugno 2019
''La Venezia perduta'': la prima puntata su ''La Voce di Venezia''
Sulla scia della rubrica "attività veneziane scomparse", è da oggi online su "La Voce di Venezia" la prima parte del mio primo articolo della nuova sezione intitolata "la Venezia perduta".
Si tratta di un racconto in prima persona, ambientato tra gli anni '80 e '90 nella fiorente Salizada di San Canciano, all'insegna della nostalgia e del ricordo di una zona che un tempo sembrava fatta a misura dei residenti.
Ricorderemo i negozi di vicinato ormai trasformatisi in bazar, ma soprattutto la scuola elementare Imelda Lambertini, che con i suoi bambini fungeva un po' da fulcro di ogni altra attività presente nella zona. Nella puntata di oggi troveremo panifici, salumerie, ricreazioni e Game Boy.
Ringraziando Mattia Cagalli, Paolo Pradolin e l'intera redazione di "La Voce di Venezia" per lo spazio e l'opportunità concessimi, vi invito a leggere e a condividere il pezzo, che potete direttamente trovare nel link sottostante.
Clicca qui per l'articolo completo
Un ulteriore ringraziamento va a Roberto Catullo e a Suor Annagrazia delle Suore Domenicane della Beata Imelda che mi hanno fornito il materiale fotografico utilizzato.
Rimanete sintonizzati per nuovi post e ulteriori sorprese!
Nino Baldan
Leggi anche:
. 10 attività veneziane scomparse (quindicesima puntata)
. 10 attività veneziane scomparse (prima puntata)
. "La Classe" ovvero il Blog nel 1993
. La Voce di Venezia (sito ufficiale)
Argomenti trattati:
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Ai miei tempi, finita la scuola, si andava a giocare a pallone al campiello della Cason. Ed il sabato pomeriggio tutti al patronato dei Gesuiti, a fianco della chiesa; uno spazio pazzesco agli occhi dibun bambino, con campo da calcetto, basket (al coperto questo!) e una vastissima sala giochi, con ping pong e calcetti balilla, gestito da un eroico Padre che si faceva in 4 per accontentare le richieste di tutti. Povera Venezia, che brutta fine hai fatto da "quella volta"....
RispondiEliminaCiao Barubaru e grazie per i tuoi ricordi!
EliminaAl Campiello della Cason ci giocavo spesso e volentieri anche io, ma essendo della parrocchia di San Canciano non ho avuto la fortuna di usufruire di un patronato grande e "ricco" come quello dei Gesuiti...
Da noi c'era un unico cortiletto, dove usavamo un pallone di spugna per non disturbare il vicinato: quando si inzuppava su un'onnipresente pozza di acqua sporca, al gioco si aggiungeva pure il brivido di non poter più usare i colpi di testa. Di calcio balilla ce n'era uno solo, con uno dei portieri sostituito da uno stecco di legno. Del patronato di San Canciano ricordo con affetto le cacce al tesoro che sconfinavano nel territorio parrocchiale... Si stava fuori a giocare fino all'ora di cena, tutti si conoscevano tra loro... sono passati solo venticinque/trent'anni da allora, ma tutto appare così remoto...
Eh sì caro A.J.... la città in cui sono cresciuto non esiste più... :(
RispondiEliminaLe strade (o meglio, "calli") sono sempre le stesse, ma al posto del fornaio, del salumiere, del negozio di giocattoli ci sono negozi di magneti, gondole e t-shirt con scritto "pizza", "spaghetti" o "the boss of Venice". :( E con le attività se ne sono andate le scuole, le famiglie, le persone: mi è spesso capitato di essere l'unico veneziano in mezzo ai turisti e ai lavoratori "non autoctoni"... una malinconia unica :(
Qualcuno dirà: "il turismo ha portato benessere"...tutt'altro... Si lavora al ribasso, non si hanno più orari, se si dice "no" c'è sempre qualcuno pronto ad accettare...
Ti invito a leggere questi miei articoli:
. Questo turismo porta benessere e posti di lavoro? No: solo povertà e schiavismo - su "La Voce di Venezia"
. Francesca e il lavoro delle pulizie: questo turismo a Venezia ha riportato la schiavitù - su "La Voce di Venezia"
Possono suonare un po' "forti" ma dicono - ahimè - la verità...
E quando si arriva a essere addirittura "d'intralcio" nella propria città, si può "combattere" finché si vuole ma il sistema prenderà sempre il sopravvento...