Voglio iniziare questa sedicesima puntata di "attività veneziane scomparse" con un GRAZIE a tutti i lettori che hanno accolto con entusiasmo il ritorno della rubrica, fornendomi segnalazioni, materiale e informazioni. Il vostro affetto, la vostra vicinanza e il comune entusiasmo nel salvaguardare i ricordi di una Venezia dimenticata mi hanno spinto a realizzare un'ulteriore carrellata.
Tuffiamoci quindi nelle 10 attività di oggi, tra fioristi, fruttivendoli, edicole, librerie, negozi di musica, per ricordare quando la nostra città era ancora viva.
Siete pronti?
151) Negozio di strumenti musicali
Campo San Provolo
La prima attività della rassegna di oggi è Zaggia, negozio di strumenti musicali che fino a pochi mesi fa allietava campo San Provolo. Con la sua vetrina zeppa di strumenti classici e moderni, rappresentava forse l'ultima mosca bianca non turistica in una zona come quella di San Zaccaria, ormai ad uso e consumo esclusivo dei gruppi di passaggio.
I miei primi ricordi relativi alla bottega risalgono agli anni '80, quando l'attività era ancora gestita dai fratelli Regazzo. Era qui che si acquistavano i flauti, obbligatori per ogni scuola elementare dell'epoca, ed era sempre qui che, nel retrobottega, si impartivano corsi di musica. Una volta, per non deludere la nonna che conosceva i proprietari, frequentai pure una lezione di chitarra.
Zaggia era l'ultimo negozio del Centro Storico a trattare strumenti moderni, e come raccontano i gestori a "La Nuova Venezia", vantava visite di star internazionali come Keith Richards e Richard Galliano che qui giungevano nel corso dei loro soggiorni in Laguna.
Ma nel 2018 apparve inesorabile il cartello che nessun appassionato di musica avrebbe mai voluto vedere: "cedesi attività". Le motivazioni? A detta dei coniugi Zaggia, la mancanza di giovani in città, oltre alla spietata concorrenza dei portali on-line, con i quali è impossibile mantenere il passo.
Al posto di Zaggia è ora presente una catena di abbigliamento rivolta al turista. A dirlo è lo stesso sito della compagnia, con un'unica, lapidaria frase presente in homepage.
152) Edicola
Santa Maria Formosa
immagine da google street view
Restando in tema di mosche bianche, ecco un'altra attività che aveva deciso di non tuffarsi nel calderone turistico, mantenendo, al contrario, la sua vocazione originale.
Sto parlando dell'edicola di Campo Santa Maria Formosa, una delle ultime in città a non essersi riconvertita in bazar: la titolare continuava a dedicare il 100% dello spazio a quotidiani, riviste e raccolte.
Mascherine, cappellini e magneti erano, manco a dirlo, totalmente banditi.
Come ulteriore prova della coraggiosa scelta effettuata, era stato pure affisso un cartello che recava la scritta "NO INFORMATIONS".
Frequentatissima dai bambini, che nei vari espositori potevano trovare tutti i loro fumetti preferiti, l'edicola era spesso allietata dalla presenza di un grosso cane bianco che passava le giornate a sonnecchiare al sole, a testimoniare l'amore che la gestrice nutriva, oltre che per i residenti, pure per gli animali.
Ma durante il mio ultimo passaggio, l'amara sorpresa.
I giornali, come i cruciverba e le raccolte erano scomparsi, lasciando il posto all'ennesimo bazar a gestione bengalese.
153) Fruttivendolo
Ruga Giuffa
immagine da google street view
A pochi metri da Santa Maria Formosa, ecco un'altra attività per residenti ad aver abbassato le saracinesche. In una Ruga Giuffa che negli ultimi anni si è ritrovata orfana di Ciano, il suo alimentari, e che ha aumentato la sua attitudine turistica con l'apertura di bar, take away e gelaterie, un fruttivendolo appariva come l'ultimo retaggio di tempi ormai andati.
Con una diminuzione esponenziale dei Veneziani, l'attività era rimasta a fare da set fotografico per le famiglie turisti che tra le casse di frutta cercavano un barlume di "italianità" da portare a casa e condividere con parenti e amici. Il mio ultimo ricordo riguarda la titolare intenta a redarguire un gruppetto impegnato nell'irriverente palpazione di ogni articolo presente. Ci scambiammo uno sguardo di intesa, e dopo averle rivolto un sorriso, proseguii, non potendo immaginare che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista dietro al bancone.
Le serrande rimasero desolatamente chiuse, fino al giorno in cui quell'angolo si trasformò nel plateatico del vicino ristorante.
154) Fiorista
Calle de la Mandola
immagine da google street view
Un'attività che occupa un posto di riguardo nella mia memoria in quanto, per ben otto anni, ci sono passato tutti i giorni davanti per recarmi a scuola. Ricordo il suo interno strabordante di piante di ogni tipo e dimensione, che nella mia testa non potevano non richiamare l'idea di una pittoresca giungla. I cactus poi erano ben visibili nella vetrina di sinistra: alcuni erano bassi, tondi e pieni di spine, e non ricordo quante battute avessimo condiviso, tra compagni di tragitto, sul pericolo di finirci seduti sopra.
Il fiorista di Calle de la Mandola sembrava un altro di quei luoghi eterni, imperituri, che mai e poi mai avrei pensato di veder scomparire. Mi accorsi della sua chiusura nel peggior modo possibile: allietato dai ricordi dei tempi della scuola, mi ci recai appositamente per l'acquisto di una pianta, scoprendo, inaspettatamente, che ne aveva presto il posto un anonimo bazar di abbigliamento low-cost.
Finire su uno dei suoi proverbiali cactus sarebbe stato meno doloroso.
155) Aldo Strasse
Campo Santa Giustina
immagine da elle.com
Anche il mitico Aldo, che dal 1973 gestiva la sua attività di abiti usati in Campo Santa Giustina, ha di recente abbassato le saracinesche. La sua bottega, conosciuta e amata dagli abitanti di tutta la città, era di recente finita su vari siti e settimanali con la riscoperta del fenomeno "vintage".
Fu qui che sul finire degli anni '90 acquistai un cinturone borchiato di cuoio da mettere in palio negli "incontri" di wrestling che disputavamo negli spiazzi erbosi dei Bacini o di San Giobbe. Ogni angolo del negozio trasudava colore, dalle giacche in stile Beatles alle camicie di tempi passati, che Aldo stirava e riponeva con cura sulle mensole di legno, tra poster e oggettistica di modernariato che rendevano il luogo qualcosa al di là del tempo e dello spazio.
foto di Enzo Pedrocco cartolinedavenezia.blogspot.com
Finché, durante una delle mie recenti passeggiate, vidi la saracinesca rossa irrimediabilmente chiusa. Mi informai presso i negozianti vicini, ottenendo la conferma che il titolare, all'età di 72 anni e dopo quattro decenni di ininterrotta attività, si era effettivamente ritirato. Colgo l'occasione per salutarlo e ringraziarlo per quello che la sua bottega ha significato per l'intera città.
Al posto di Aldo Strasse, stando a quanto si dice in zona, dovrebbe sorgere un bar.
156) Libreria Francese
Barbaria de le Tole
immagine da actualitte.com
Pochi metri più avanti, un altro pezzo della nostra Venezia che se n'è andato per sempre. Dal 1977, Dominique Pinchi gestiva con la compagna Ornella Caon una grande e rinomata libreria specializzata in testi in francese ma non solo: al suo interno trovavano posto, oltre alle guide della città, numerosi testi di arte, letteratura, filosofia.
immagine da blog.marcpautrel.com
La fama di questa attività attraversava le Alpi, vantando ospiti del calibro di François Mitterand, Jack Lang, Philippe Sollers e Alain Peyrefitte, oltre al Ministro Francese della Cultura Jeam-Jaques Aillagon che arrivò ad insignire il gestore con la prestigiosa onorificenza di Officier des Arts et des Lettres.
immagine da google street view
La previsione fu azzeccata: la "Libreria Francese", una volta sparito ogni libro presente al suo interno, si è rapidamente tramutata in una pizzeria.
157) Farmacia
Campo SS Giovanni e Paolo
Proprio a destra dell'ingresso che conduce all'Ospedale Civile, era un tempo presente una farmacia. Di questa attività ho un ricordo a dir poco confuso e sfocato che risale ai miei primi anni, quando probabilmente neppure camminavo: mia madre mi ci aveva portato per l'acquisto di un sacchetto di amido di riso, che una volta tornati a casa aveva diligentemente svuotato nella vasca per allietare il mio bagnetto caldo.
Più che dell'attività in sé, ricordo chiaramente la forma del prodotto.
immagine da riflessionidiunamamma.wordpress.com
La porta di quella farmacia è chiusa ormai da decenni.
158) T.S.L. - Tessile San Leonardo
Salizada San Lio
immagine foto Vision dal Corriere del Veneto
Con le sue vetrine trasbordanti di asciugamani, vestaglie e accappatoi, il punto vendita T.S.L. di San Lio rappresentava uno degli ultimi barlumi di venezianità in una zona che negli ultimi anni si è velocemente prostrata alla mercé del turista mordi e fuggi.
Indimenticabili le sue vetrine durante il periodo natalizio, che emanavano calore solamente ad osservarle, e che quasi facevano voglia di tuffarsi tra le trapunte e i piumoni tenuti in esposizione.
La ditta T.S.L., come racconta l'ex titolare Gianfranco Vianello al "Corriere del Veneto", nacque più di 60 anni fa da una bancarella sita in Rio Terà San Leonardo, crescendo ed espandendosi fino a raggiungere la ragguardevole quota di sei negozi presenti in tutto il territorio comunale. Ma all'epoca, ad occuparsi di biancheria c'erano 15 attività, ora al massimo un paio. E di fronte ad un numero di residenti del Centro Storico crollati dai 170.000 del 1951 ai poco più di 50.000 attuali, i negozi T.S.L. chiusero tutti.
immagine da ninoandfriends.it
Al posto della filiale di San Lio è ora presente una cioccolateria (che, tra l'altro, porta il mio nome di battesimo).
159) Fiorista
Campo Santi Apostoli
immagine da google street view
Ecco un'altra attività caratterizzata da ricordi vaghi, della quale non ho trovato alcuna documentazione, al punto da mettermi il dubbio che sia davvero esistita.
All'interno di un cancello in Campo Santi Apostoli, era possibile accedere ad un giardino con annesso fiorista: i vasi di piante erano stipati all'aperto, sulle mensole, mentre la cassa si trovava sotto quella che io ricordo essere una tettoia.
Mi ci portò mio padre, quand'ero piccolissimo, e subito mi rimase impresso l'ambiente rigoglioso che circondava l'attività. Dimenticai per anni l'esistenza di questo fiorista, finché sul finire degli anni '90, giocando a "Resident Evil 1" per Playstation, mi imbattei negli spiazzi verdi che circondavano la celeberrima magione e, d'un tratto, ogni ricordo tornò prepotentemente a galla.
Attualmente il cancello si trova chiuso, e al suo interno, oltre al giardino, non c'è nulla.
160) Dolceria
Calle de l'Oca
Da questa puntata, la decima attività scomparsa torna ad essere dedicata alle segnalazioni dei lettori. Raccolgo il contributo dell'utente "gb", che ci racconta della dolceria appartenuta ai nonni, che originariamente sorgeva in Strada Nuova nei pressi di Santi Apostoli (dove oggi è presente una pizzeria biologica) e che successivamente si è trasferita nella vicina Calle de l'Oca.
Ed è proprio in quest'ultima sede che ricordo quel negozio d'altri tempi, stranamente collocato in una strada non di passaggio, decorato da una tappezzeria di tipo classico e adornato da vasi con caramelle e cioccolatini di ogni marca.
La città cambia, i residenti se ne vanno, e il turismo sempre più frettoloso predilige i negozi di caramelle self-service, sempre affollati e caratterizzati un'arredamento che fa più pensare ad un parco di divertimenti che ad una città con secoli e secoli di storia.
E anche per oggi è tutto...
Se l'articolo fosse stato di vostro gradimento, vi invito a condividerlo, affinché queste memorie possano arrivare al cuore di quanti più Veneziani possibile, aiutandoli a ricordare la Venezia che hanno vissuto e che ora non esiste più. E se avete ulteriori aneddoti e/o attività da segnalare... scriveteli qui sotto nei commenti!
Un abbraccio
Nino Baldan
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Ahaha bellissimo il ricordo di Resident Evil! :)
RispondiEliminaOh, l'edicola che si è trasformata in un bazar bangla fa male al cuore di tutti noi poveri nerd.
Ne ho viste diverse, così... :)
Moz-
Per quanto riguarda Resident Evil: non sai quante volte i videogiochi abbiano fatto riemergere in me ricordi d'infanzia che credevo dimenticati... A te è mai successo? :)
EliminaL'edicola trasformata in bazar purtroppo, a Venezia, rappresenta la normalità... Con il crescente e invasivo fenomeno del turismo di massa, le attività che ancora mantengono la loro funzione originale sono in via di estinzione...
Miki, ti prego, consola noi Veneziani e dicci se a San Giovanni Rotondo, meta del turismo a tema Padre Pio, si è verificato/si sta verificando lo stesso fenomeno...
Bravissimo Nino, come sempre. Di queste ulteriori attività scomparse, tre in particolare sono legate, direttamente o indirettamente, ai miei ricordi scolastici: ho fatto le medie alla Vivaldi, il Barbaria de le Tole,e ho studiato come prima lingua straniera il francese, e, naturalmente, come penso per tutti in quegli anni, il corso di educazione musicale prevedeva lo studio del 'famigerato' flauto diritto. Dunque per così dire ero di casa sia da Ragazzo a San Provolo (interessante scoprire che lì si tenevano anche corsi musicali, questo non lo sapevo) dove acquistavo i flauti Yamaha, sia alla Librerie Française (dove ho continuato a recarmi anche negli anni del Liceo e di Università per l'esame di Letteratura Francese) sia, indirettamente, da Aldo Strasse, dove non ero cliente, ma davanti al quale passavo tutte le volte in cui facevo quella strada da e per la Vivaldi, recandomi da casa mia (abitavo alla Bragora). E devo dire che in anni recenti Aldo Strasse era anche migliorato come estetica del negozio, sembrava più ordinato e 'moderno' nella disposizione della merce e delle vetrine. Riguardo,invece, alla farmacia dell'ospedale Civile, non vorrei dire una cavolata, ma mi sembra di aver visto (lo scorso febbraio quando mi trovai ad andare in Ospedale per una visita) che era stata riaperta al pubblico al suo interno una attività di farmacia, senza l'apertura sul campo ma accedendovi dall'interno, ma non ne sono sicurissimo.
RispondiEliminaGrazie Francesco e ben ritrovato!
EliminaIo in Barbaria de le Tole ci passavo per andare a trovare mia nonna materna che abitava a San Martin, e della Libreria Francese ricordo soprattutto i libri per bambini che aveva in vetrina, anche perchè... il francese non l'ho mai studiato :)
Da Aldo Strasse ci entrai solo una volta, appunto, per comprare quella cintura, ma so che negli ultimi tempi era apparso in numerose pubblicazioni come negozio "vintage": magari, nel suo piccolo, si era un po' adeguato ai tempi :)
Non vorrei dire una cretinata, ma sembra anche a me di aver visto all'interno del civile un cartello indicante una farmacia (ovviamente interna).
Ciao Nino! San Martin, a un tiro di schioppo da casa mia 😉(sì, considero tuttora quella alla Bragora la mia vera casa). Riguardo alla farmacia del Civile, non mi riferivo a quella destinata, per così dire, al personale che ci lavora (infermieri, medici, ecc.), e che in effetti è presente e di cui mi è capitato di vedere la porta di ingresso, passandoci davanti, ma mi riferivo proprio a una farmacia aperta al pubblico: in questa, mi è parso di vedere persone in fila in attesa di parlare col farmacista, ma non mi ricordo bene, forse stp sovrapponendo i ricordi. Comunque era lo scorso febbraio.
EliminaBisognerebbe indagare :)
EliminaTra l'altro, qualche giorno fa ho visto la porta sul campo APERTA :O
Ovviamente non come farmacia... forse era in corso qualche esposizione: purtroppo ero davvero di fretta, e non ho avuto modo di approfondire...
Indagheremo! 😊
Elimina*Regazzo
RispondiEliminaNon c'entra con questo discorso, ma mi è venuta in mente un'altra attività scomparsa, e non ricordo se ne avessi già parlato: il negozio di Righi in campo della Bragora. Originariamente, fino a metà anni 80, questa ditta/ rivendita di detersivi, articoli vari per la casa, vernici ecc.aveva il suo punto vendita in Riva degli Schiavoni, vicino al bar Bucintoro (bar che esiste ancora), poi si trasferì in campo della Bragora (sarà stato il 1985/86) proprio accanto alla Chiesa, e lì rimase fino a...boh...5 o 6 anni fa. Quindi si spostò ancora, rimpicciolendosi, in calle della Pietà, a un centinaio di metri. Da qualche tempo è andata via anche da lì, rimpiazzata da una galleria d'arte (roba connessa alla Biennale, mi sembra). Ora non so che fine abbia fatto...
RispondiEliminaGiusta osservazione: di Righi non avevo ancora parlato! In realtà, prima di includerlo tra le "attività scomparse" aspettavo di informarmi se si fosse trasferito al Lido (come avevo sentito) oppure se avesse chiuso definitivamente... poi tra le tante cose non ho più approfondito...
EliminaGrazie delle info: non sapevo che prima fosse in Riva degli Schiavoni!... l'ho sempre visto in campo della Bragora, trasferitosi poi nella calle che porta all'hotel Bisanzio.
Certo che la situazione di Righi è veramente emblematica: dalla strada principale a un campo periferico, dal campo periferico a una calletta nascosta, dalla calletta nascosta a... fuori dal centro storico.
Che bella Venezia quella di una volta... quando percorrendo Riva degli Schiavoni era ancora possibile trovare negozi non-tourist only... :(
In effetti è molto significativo questo emigrare progressivo di Righi. Sì, molti anni fa era proprio in riva degli Schiavoni, appena fuori dalla calle del Dose. Poi si collocò in campo, e secondo me andò a migliorare: ambiente più moderno, spazi organizzati meglio, ecc. Poi appunto si trasferì in calle della Pietà (esattamente, per andare verso l'hotel Bisanzio). Ora chissà... So che a Mestre esiste e resiste un negozio Righi, da moltissimi anni, che vende gli stessi articoli: vernici, tende veneziane, ferramenta... Non ho mai capito se sia la medesima azienda, o una ditta a sè.
EliminaBellissimi articoli. Un'attività che secondo me manca è Sabbadin, il vecchio negozio di modellismo e cartoleria che era situato in calle dei Fabbri, a poca distanza da San Luca. Credo abbia chiuso verso la fine degli anni ottanta. Se vuoi riferimenti sul negozio e sulla sua storia, li puoi trovare sul sito http://www.rivarossi-memory.it/testimonianze/sabbadin/sabbadin.htm
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