17 luglio 2019
Questo turismo porta benessere e posti di lavoro? No: solo povertà e schiavismo - su ''La Voce di Venezia''
"La Voce di Venezia" ha aperto questa mattina con un mio pezzo analitico sulla situazione della città lagunare, dove il luogo comune "questo turismo porta benessere e posti di lavoro" viene esaminato e smentito di fronte alla realtà effettiva dei fatti.
Negozi di paccottiglia e di pasta-to-go, "contratti pirata" e concorrenza sleale sono stati contrapposti ad una situazione di fantasia, nella quale il turismo NON è presente.
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Il mio ringraziamento va ancora una volta a Paolo Pradolin, Mattia Cagalli e all'intera redazione del quotidiano!
E voi cosa ne pensate? Questo turismo fa veramente del bene a Venezia?
Nino Baldan
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Ho letto l'articolo e la questione è molto complessa. C'è una serie di cause che ha portato a questo perché, in ogni situazione, non è mai la singola causa a cambiare tutto, e il tutto avviene nel corso degli anni (come hai spiegato con la comparazione visitatori/abitanti).
RispondiEliminaOgni individuo è un anello di una catena chiusa e tutti sono collegati.
Ogni città è cambiata in modo diverso. La scomparsa degli artigiani e la difficoltà a sopravvivere di chi è ancora in città sono causa di molti fattori: chi è che acquistava le loro opere d'ingegno? Che reddito avevano? Perché le persone preferiscono consumare pasti riscaldati, industriali, troppo spesso a domicilio, anziché andare nei locali di ristorazione?
La parte dove parli delle strutture ricettive mi ha fatto venire in mente quante ne siano nate negli ultimi decenni: importando i modelli (spesso sbagliati) dalle ricche nazioni estere, come i b&b, si è dato sì possibilità a molti di inventarsi un lavoro, ma si è anche dato inizio ad una lotta tra strutture alberghiere dove quelle più piccole hanno dovuto chiudere.
L' utilizzo dei CCNL sottopagati è un'opzione (che non dovrebbe esserci) non solo di chi non riesce a pagare i dipendenti per le minor entrate, ma anche di chi potrebbe pagarli ma, per continuare a far la vita da benestanti, li sceglie per un maggior guadagno individuale.
Ancor prima dell' aumento dei flussi di stranieri (UE e Extra-UE), in Italia, i lavoratori sfruttati erano italiani. Conosco le storie di persone (che conosco) che sono state sfruttate (e parlo dagli anni '70 sino ancora ai giorni d'oggi), soprattutto perché senza qualifiche ma disposti sempre a lavorare (quasi sempre operai e non impiegati).
Se provi a cercare i dati sulla distribuzione della ricchezza nel mondo e poi in Italia (troverai dati simili), noterai che la popolazione ricca si è arricchita di più e quella povera si è ancor più impoverita.
Se andiamo a vedere le condizioni di lavoro dei lavoratori nelle multinazionali (al mio blog ci sono tanti articoli sullo sfruttamento delle multinazionali, da Benetton, a H&M, passando per CocaCola Company arrivando sino ad Apple) e nelle imprese terze che producono per le multinazionali troviamo una situazione surreale: fatturati milionari e stipendi e condizioni di lavoro indecenti.
(segue...)
Dunque, la domanda è: di chi è la colpa? Dei poveri (italiani e stranieri) che accettano lavori sottopagati, o di chi ha la possibilità di investire e ridare lavoro ma preferisce approfittarsi della situazione e tornare alla schiavitù dei secoli scorsi?
RispondiEliminaDalle mie parti, in Puglia (nord barese), il lavoro di restauro di mobili antichi iniziò a decadere già intorno agli anni 2000. Oggi, tutte le grandi aziende producono mobili a basso prezzo in truciolato e i cittadini, taluni impoveriti, tal' altri non impoveriti ma che hanno paura della povertà, evitano i mobili degli artigiani, quelli fatti a mano, quelli di vero legno che non si rompeva neanche gettandoli dal balcone il 31 dicembre.
Personalmente ritengo che il problema sia proprio la distribuzione della ricchezza: i ricchi diventano sempre più ricchi, non ridistribuiscono la ricchezza, e il popolo meno ricco o si impoverisce oppure resta in una condizione dove sopravvive ma non rimette il denaro in circolo per "smuovere l'economia". Gli stupidi incentivi statali servono solo a rimpinguare le casse dello Stato, delle banche e delle multinazionali (come con gli incentivi sulle automobili). Che incentivi ci sono agli artigiani? Quali sono gli aiuti alle piccole attività di quartiere? Che aiuti ci sono per chi ha un reddito con il quale, spesso, non riesce neanche a pagare le tasse? Che aiuto c'è per chi non ha lavoro - specializzato ma anche non specializzato - ma è in cerca di un'occupazione che non trova (e se la trova, è schiavizzato)?
Hai affrontato bene un problema importante che però richiederebbe non so quanti articoli per esser affrontato perché ogni città, ogni settore, ogni nazione ha la sua diversa situazione e, siccome siamo tutti collegati (a livello mondiale), le conseguenze si ripercuotono sugli altri.
Un' azienda italiana che utilizza cacao resta in vita proprio perché in Costa d'Avorio i lavoratori sono pagati meno di 10 dollari al giorno per la raccolta dei semi di cacao (e in certe altre nazioni, come quelle Sud Americane, lavorano anche minorenni).
Ho scritto un papiro (tanto che in un commento solo non ci entrava :°D) però sono riuscito a riportare un po' il mio pensiero.
Grazie Daniele per il tuo lungo ed esaustivo intervento :)
EliminaIn effetti viene da chiederci "di chi sia la colpa" ma le cause che ci hanno portato a questa situazione sono molteplici.
Innanzitutto è stato sopravvalutato il "boom" turistico partito dal Dopoguerra pensando che fosse inesauribile e sempre "in salita". In effetti il buon tenore del "blocco occidentale" ha illuso molti veneziani che vivendo "di turismo" ne avrebbero fatti "tanti, maledetti e subito" senza sporcarsi le mani.
E vista la crescente domanda i canoni d'affitto sono stati più che raddoppiati: "se non ce la fai a pagare fatti da parte che CON IL TURISMO qualcuno subentrerà". Abbiamo perso abitanti, negozi e attività riempiendoci di hotel, b&b e chincaglierie finché il mercato si è SATURATO ed è scattata la concorrenza al ribasso.
Nel frattempo gli affitti sono saliti ancora: "piccoli" non ce l'hanno più fatta e hanno ceduto il business ai vari "gruppi" locali e internazionali.
Tutto ciò ha portato all'allargamento della "forbice" tra "ricchi" e "poveri": da un lato i proprietari immobiliari e i gestori delle compagnie, dall'altro... i semplici "dipendenti" incapaci di permettersi una casa nella città dove sono nati.
La Venezia pre-lockdown era un baraccone senza identità da 28 milioni di turisti l'anno (dei quali solo il 30% pernottava).
Evidentemente, giunti a questo punto, è da rivedere il "dogma" dell'economia di mercato. Non metto in dubbio che quella formula abbia funzionato e portato "benessere" ai nostri nonni e ai nostri genitori... ma vorrei vederli adesso, nel 2020, girare con il curriculum tra i b&b e le botteghe di souvenir chiedendo di essere assunti per 700 euro al mese.
Ciao Nino!
EliminaE infatti bisognerebbe rivedere il "dogma" dell'economia di mercato e inoltre, aggiungo, cambiare le carte in tavola.
C'è una questione che ho inserito anche in uno dei miei libri e affrontato anche in un vecchio post, che riguarda il tempo.
Dagli anni 2000, la velocità (della tecnologia e quindi anche della vita, dei servizi offerti e richiesti, degli spostamenti, etc...) è aumentata in modo letteralmente esponenziale. I cambiamenti stanno avvenendo così come avvenuti nei secoli passati - pensiamo alla macchina da scrivere del '500 e alle innovazioni delle tre rivoluzioni industriali - ma ad una velocità nettamente superiore.
Dobbiamo dunque cambiare le carte, adattarci, modificare l'impronta di certe aziende, riprendere qualche vecchio mestiere e mettere in cantina di altri.
Un giovane che ha aperto un'attività, mettiamo proprio a Venezia, a fine anni 2000, quanti cambiamenti ha visto? Quante volte ha dovuto riadattare la sua attività ai cambiamenti intercorsi? E sarà arrivata, la sua attività, sana e salva, al 2020 (supponendo il covid-19 non ci sia mai stato)?
A Venezia scrivi che avete perso abitanti per hotel, b&b e chincaglierie. E dopo? "il mercato si è SATURATO ed è scattata la concorrenza al ribasso". Ed ora? Ci saranno altri cambiamenti.
La città si riempirà di strutture ricettive a bassissimo costo, con operai sottopagati e servizi di bassa qualità, mentre gli abitanti saranno così pochi da sembrare inesistenti?
Forse sì. Ma certamente ci saranno altri cambiamenti.
Stiamo vivendo un periodo di cambiamenti, figlio dello sgretolarsi del sistema economico "a sfruttamento", che punta alla velocità e alla quantità anziché alla qualità (del servizio e del bene), riducendo il costo del lavoro ma ritrovandoci in troppia subirlo.
Per quanto riguarda la popolazione a Venezia? È aumentata?
Anche questo è un altro tema che incide: l'incentivo dei governi (di destra e di sinistra) a procreare, grazie a leggi che forniscono denaro a chi fa figli in povertà.
Qui si aprirebbe un nuovo immenso argomento. La dimostrazione che 'sto argomento è così vasto (e, per me, interessante) che occuperebbe non so quanti commenti :-0