28 luglio 2019
Incontro con Federico, l'ultimo gestore di Molin, il Ponte dei Giocattoli - su "La Voce di Venezia"
La foto di Roberto Catullo e del compianto Ettore Lagomarsino ci riporta al 2007, anno della chiusura definitiva di una delle attività più amate dai Veneziani: sto parlando di Molin, il "Ponte dei Giocattoli" che per generazioni ha fatto sognare i bambini della città.
Fu qui scoprii NES e Super Nintendo, oltre a rifornirmi di pezzi per le Mini 4WD.
12 anni dopo ho incontrato Federico, l'ultimo gestore del negozio.
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Oltre a Paolo Pradolin, Mattia Cagalli e l'intera redazione del giornale, ringrazio Federico Bentsik per la sua disponibilità e Roberto Catullo, che mi ha fornito la documentazione inedita realizzata con Ettore Lagomarsino.
Ciao Ettore e grazie.
Nino Baldan
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Articolo scritto con molta delicatezza e poesia, grande Nino! Un luogo carico di suggestioni e ricordi, il ponte dei giocattoli. Ricordo che lì comprai, o meglio, mi feci comprare da bambino i primi pupazzetti dei Puffi e degli Snorkies. Poi, diciamo negli anni delle medie, le prime squadre di Subbuteo (erano posizionate in fondo a sinistra,rispetto all'ingresso, impilate una sull'altra...). Mi ricordo anch'io della postazione per provare i videogiochi.
RispondiEliminaCiao Francesco e grazie!
EliminaRicordo anche io le squadre del Subbuteo impilate sul retro a sinistra! E quando uscì il Venezia in maglia arancioneroverde, le scatole furono tutte esposte in vetrina!
Molin fu un luogo magico per tutti i bambini della città... mi chiedo quale negozio, quale attività lo abbia sostituito nell'immaginazione dei pochi infanti rimasti a Venezia.
Molto bello il tuo articolo, bei ricordi che si riallacciano poi con tante cose che già avevi detto e scritto.
RispondiEliminaMoz-
Grazie Miki!
EliminaPer noi Veneziani è ancora più difficile essere nostalgici, vista la radicale trasformazione che la città ha subito negli ultimi anni. La Venezia che conoscevamo, quella dei nostri ricordi d'infanzia, è stata completamente cancellata.
Ed è nostro dovere conservarne almeno il ricordo: per le nuove generazioni "Molin" e "Ponte dei giocattoli" sono parole che ormai non significano più nulla.