Nel post di oggi torneremo nell'era pre-politically correct, in quel mondo non globalizzato in cui era ancora possibile caricaturizzare gli altri popoli senza che nessuno gridasse allo scandalo. Gli avevo già dedicato un trafiletto in "12 canzoni politicamente scorrette del passato", ma vista la quantità di video presente in rete, ho capito che l'argomento meritasse più spazio: ecco a voi Cin Ciao Lin, il cinese stereotipato che negli anni '80 reclamizzava i dischi della Baby Records e condusse in seguito programmi per bambini su Junior TV.
Ma partiamo dalle origini: il codino. Tale acconciatura, tipica dei Manciù della Manciuria, era imposta dalla minoranza dominante ad ogni cittadino maschio dell'Impero - pena l'esecuzione per tradimento (fonte: Wikipedia).
immagine da soalujian-55.blogspot.com
L'obbligo venne abolito nel 1912, quando la dinastia Qing venne definitivamente spodestata, sebbene molti cinesi continuassero a utilizzarla per tradizione almeno fino al 1922, quando anche l'ex imperatore Puyi decise di abbandonarla. In alcune vignette estere del tardo 1800 il codino era usato come sinonimo di "Cina".
litografia americana del 1886
Dal 1913 lo scrittore inglese Sax Rohmer lanciò una serie di libri dove l'antagonista Fu Manchu, vera incarnazione del male, era descritto in modo stereotipato e spesso raffigurato con quell'acconciatura.
immagine da lazonamorta.it
Pure nei fumetti fascisti degli anni '30 i cinesi apparivano così.
Dick Fulmine alle prese con i cinesi
Con la nascita della repubblica prima, del comunismo poi, ma soprattutto con il ritorno al potere della maggioranza Han - che nulla aveva a che vedere con le usanze della Manciuria - si abbandonò gradualmente il modo di raffigurare i cinesi abbracciando quindi un nuovo stereotipo: quello con la divisa tradizionale maoista - che è anche com'era abbigliato il maialino Oolong di Dragon Ball.
Akira Toriyama volle farne una caricatura del cinese moderno - a partire dal nome che richiamava una qualità di tè locale - ma che da noi fu ribattezzato "Oscar" perdendo gran parte del suo intento satirico.
immagine da seekpng.com
Non mancarono, comunque, riferimenti al cinese "classico" come il killer Tao Bai Bai - che da noi divenne semplicemente "Taipai".
immagine da dragonball.fandom.com
In Italia, vista la maggior distanza geografica e il quasi nullo interscambio culturale, si continuò a immaginare i cittadini della Cina solo nella prima-maniera; ovvero con il classico, intramontabile, codino.
Nel 1983 la Baby Records si affidò al disegnatore Guido Manuli, già animatore insieme a Bruno Bozzetto e autore di personaggi come "Donna Rosa", "Johnny Bassotto" e il pappagallo di "Portobello" per alcuni spot che reclamizzassero i suoi dischi.
Venne alla luce dapprima il pupo Babyn - mascotte della compagnia - al quale seguì nel 1984 il cinesino Cin Ciao Lin che si occupò di promuovere "Mixage" con le sue battute dove la "L" sostituiva la "R". E ovviamente era giallo.
Sulla rete ho trovato alcune clip.
Mixage estate '84
Mixage inverno '84
Nella pubblicità seguente, che ho già citato in "12 canzoni politicamente scorrette del passato", oltre a pronunciare "tempo di liso" vediamo il personaggio ridere in modo caricaturalmente diabolico, tanto da far ripensare a Fu Manchu o alle vignette razziste di qualche regime totalitario.
Mixage inverno '85
Ecco di nuovo Cin Ciao Lin che presenta al pubblico uno "schelzo cinese".
Mixage inverno '86
Nel 1987 venne lanciata su Junior Tv la trasmissione "Baby Show" (articolo "Zitti, bambini parla Cin Ciao Lin" su Repubblica), prodotta dalla Baby Records e condotta da Jocelyn nella quale si alternavano i popolari personaggi animati della casa discografica: il pupo Babyno, Otto Gufen e, appunto, Cin Ciao Lin - al quale era affidata la "barzellettissima" del giorno.
Barzelletta di Cin Ciao Lin
Ecco "Rosvita (per colpa di Teddy)", indimenticabile sigla della prima edizione, una parte della quale è affidata proprio al nostro cinesino, che con la sua caratteristica "L" intona "se una zanzala è glande come petel pan / se lesti più di un'ola ad aspettale il tlam".
Dopo la prima edizione - e in seguito alla crisi subentrata nella Baby Records - ci fu una pausa di ben quattro anni prima di rivedere una nuova stagione di "Baby Show", che andò in onda dal 1992 al 1993.
Rieccone la sigla, nella quale si vede curiosamente un facepaint di Ultimate Warrior e un relativamente giovane Gerry Scotti.
L'ultima edizione di "Baby Show" fu trasmessa nel 1993/94. A Cin Ciao Lin era anche affidato il gioco telefonico "Plonto chi palla?" destinato ai piccoli telespettatori.
Ho trovato un'altra barzelletta che, visto il coniglio che compare alla fine, attribuirei più alle versioni anni '90 del programma (nonostante figuri ancora la bandiera della Germania Est).
La figura di Cin Ciao Lin, decisamente improponibile nell'epoca attuale, è legata al periodo in cui è stata concepita: quello di un mondo non-globalizzato, con stati mono-etnici le cui trasmissioni erano viste soltanto dai rispettivi cittadini. I cinesi in Italia c'erano, ma in numero minore, con un peso politico più basso... e si poteva scherzare su di loro (come anche dei francesi, dei tedeschi, dei russi) senza incorrere nel benché minimo incidente diplomatico.
Ora sarebbe impensabile: la globalizzazione ha mescolato le carte rendendo difficile l'ironia, la goliardia ma soprattutto quel "campanilismo" insito nel genere umano: non solo tra nazioni, ma anche tra regioni, province e perfino quartieri.
Togliendo di mezzo le "superiorità razziali" ma limitandoci alla burla, allo scherzo e allo sfottò, per quanti secoli sono esistite le "barzellette" su quelli al di là del fiume, al di là del ponte o al di là del mare?
copertina di Mixage '87 con la "cuccard"
Perfino nei condomini si è sempre "scherzato" dei dirimpettai, partorendone imitazioni che nascevano e morivano tra le mura domestiche, ma salutandoli educatamente e togliendosi il cappello ogni qualvolta li si incontrava in pianerottolo.
Siamo dunque giunti alla conclusione: ai tanti che si chiederanno "ma era razzismo?" non riesco a rispondere che con un "ni". O almeno non diversamente dalla caricatura dell'italiano pizza-spaghetti-mandolino che ci è stata affibbiata dall'estero.
E voi che ne pensate? Quale sarà il futuro dell'ironia un mondo politicamente corretto? Ricordate Cin Ciao Lin e il "Baby Show" di Junior TV?
Scrivetelo nei commenti!
Nino Baldan
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Tutti i post sul politically correct
Hai scritto un ottimo posta.
RispondiEliminaCiao.
Grazie Gus O.! :) Spero di essere riuscito a soddisfare ogni tua curiosità :)
Eliminapost e non posta.
RispondiEliminaMi scuso per l'errore.
Veramente un post interessante! il cinesino della Baby Records me lo ricordo eccome, ricordo le varie BimboMix dove spesso non trovavi le canzoni originali ma cover di qualche artista sconosciuto :D Comunque il cinesino mi fa venire in mente Ten di Nick Carter ("dice il saggio...") , anche se quello era giapponese e NON aveva il codino :) E in quanto a stereotipi, ricordiamo che anche Mario della Nintendo nasce come il tipico italiano, di professione idraulico e baffuto
RispondiEliminaGrazie Fabrizio! Per motivi anagrafici "BimboMix" e "Mixage" le ho conosciute "a posteriori"... ma ho notato anch'io che certe canzoni non fossero quelle originali :D
EliminaBisogna però dire che in Baby Records sono cresciuti dei veri fenomeni degli anni '80 (primo tra tutti Den Harrow, ma anche Gazebo, Ryan Paris e Rondò Veneziano): se di certi brani non avevano i diritti e la loro inclusione era "obbligatoria"...glielo perdoniamo ;)
Tra l'altro la stessa pratica venne ripetuta nei decenni successivi anche da "Hit Mania Dance" :P
Su Ten di Nick Carter hai ragione: è praticamente lo stesso personaggio :D
Per quanto riguarda gli stereotipi... sì, Super Mario è in tutto e per tutto la caricatura italiana anche se, a quanto pare, fu un'idea della Nintendo americana :P All'inizio i giapponesi lo chiamarono semplicemente "Jumpman" e gli inserirono i baffi per via dei pochi pixel che avevano a disposizione :) Oltre a creare il personaggio di Mario, i loro colleghi a stelle e strisce fecero pure di peggio ribattezzando un nemico con un "racial slur" riferito alla comunità italoamericana (e qui mi fermo, perché ci sarebbe materiale per aprire un bellissimo post ;)).
Concludo ricordando quanto il governo cinese si infuriò per lo spot di Dolce & Gabbana dove una ragazza usava le bacchette per mangiare piatti tipici italiani... immaginiamo cosa sarebbe successo se Cin Ciao Lin fosse nato in quest'epoca ;)
Guai a chi mi tocca Cin Ciao Lin XD
RispondiEliminaCin Ciao Lin appartiene ai nostri ricordi e nessuno lo potrà toccare - tranne in un distopico caso di "censura retroattiva" :P
Elimina"Numero, numero..speriamo che sia in casa"
RispondiEliminaDa quanto non lo sentivo!
Beh, ricordavo benissimo RosVita, ma ricordo bene anche il Baby Show!
Sono contento di essere riuscito a risvegliare i tuoi ricordi d'infanzia :) ad essere sincero, io di "Rosvita" e del "Baby Show" non ho praticamente memorie (mentre la mia ragazza li ricordava benissimo!)... sarà perché a quell'ora guardavo altro :)
EliminaRimembro invece le pubblicità della Baby Records, in particolare quelle dei Rondò Veneziano - che è da anni che vorrei omaggiare con un post ;)
Il pupetto/neonato di sicuro, e forse anche il cinesino, ce l'avevo bello stampigliato su quaderni e accessori scolastici negli anni 80. Nessuno covava, all'epoca, retropensieri sulla correttezza di certe raffigurazioni, e trovo che fosse giusto così. Diciamo la verità, a ben vedere oggi vediamo un mondo politicamente correttissimo, molto più di un tempo, ma nella sostanza più cinico, cattivo, menefreghista.
RispondiEliminaAll'epoca quando si parlava di cinesi ci si tirava gli occhi con le dita... Lo ricordo anche a scuola, nei giochi, nelle canzoncine... Ma lo si faceva senza "malizia" o "pretesa di superiorità": si immaginava un mondo "grande" e "tutto diverso", e quando si parlava di "pace" e "fratellanza" si pensava tra "entità differenti".
EliminaCredo che neppure le maestre avrebbero mai immaginato un futuro di tale globalizzazione: che si vada a Berlino, Singapore o Vancouver si incontreranno indiani, italiani, cinesi, africani, russi, francesi, americani: un mondo "interconnesso" legato da spostamenti in aereo, accordi economici ma soprattutto internet.
Ecco perché certe cose "non si possono più dire", "non si possono più fare", "non si possono più pensare"...un mondo globale, sì, ma come hai detto tu "cinico, cattivo, menefreghista": siamo arrivati all'ultimo stadio dell'individualismo (nato in sordina a fine anni '70 e degenerato con il web 2.0 dove ognuno può autocelebrarsi): come tutti i "cicli" è arrivato alla saturazione e lascerà presto il posto a una nuova "fase".
Che cosa comporterà? Solo il tempo potrà dircelo...
Sono d'accordo, quei gesti che oggi verrebbero bollati come razzisti, come tirare con le dita i bordi degli occhi per raffigurare un asiatico, erano modi genuini e ingenui per noi, più o meno bambini, di entrare in contatto idealmente con paesi lontanissimi, allora, e direi fortunatamente le famiglie per bene, sane, insegnavano con molta semplicità a rispettare tutti, compresi magari quei pochi bambini non italiani che fino agli anni 80/90 si trovavano nelle nostre scuole. C'era una sorta di buon senso comune che cercava di insegnare l'uguaglianza. Adesso che in teoria sarebbe molto più facile educare i ragazzi al rispetto e alla fratellanza mostrando con un clic come sono i popoli del mondo, invece li si educa poco e male, se non a un buonismo fasullo e ipocrita. E come hai scritto tu, un individualismo esasperato porta i ragazzini a costruirsi da sè una morale magari attingendo dai social, dai videoclip ecc.che è una morale confusa, sbagliata, storta.
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