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30 agosto 2020

''L'estate sta finendo'': i miei (malinconici) ricordi infantili

Fiera di Primiero con pomodori, basilico e il gioco in scatola di ''Scommettiamo?'' con Mike Bongiorno

"L'estate sta finendo" cantavano i Righeira in un brano/tormentone del 1985 che riaffiora puntualmente ogni anno. Ed è proprio su queste note che introdurrò i miei ricordi di fine-estate: quel malinconico periodo dell'infanzia in cui le giornate cominciavano ad accorciarsi e all'orizzonte già si prospettava la scuola, ovvero, la fine della spensieratezza. Siete pronti a tornare con me negli anni '80 e '90?

Righeira - L'estate sta finendo (1985)
Righeira - L'estate sta finendo (1985)

Le estati della mia infanzia erano caratterizzate da un unico, rassicurante, rituale: fino a fine giugno andavo in spiaggia al Lido dove i miei prendevano la capanna; a luglio partivo con i nonni per Fiera di Primiero (TN) dove qualche settimana dopo venivo raggiunto mamma, papà e fratello.
Si rimaneva tutti assieme fino a Ferragosto, poi salutavo i nonni e rientravo a Venezia con i miei.

Quelle tre ore di viaggio che all'andata preannunciavano gioia, spensieratezza e dolce far niente (tra letture di Topolino e partite in sala giochi) assumevano al ritorno tutt'altro significato: rientro a scuola, compiti e responsabilità.

Fiera di Primiero
immagine da booking.com

Non essendo automuniti, potevamo tornare a Venezia in soli due modi: con il pullman Brusutti - che metteva alla prova il mal d'auto di mio fratello - oppure in treno, raggiungendo Feltre (BL) in bus e affrontando poi due cambi, uno a Montebelluna e uno Treviso.
I nonni ci venivano a salutare nel piazzale, e quando il mezzo partiva terminava anche l'estate: già dopo pochi minuti il paesaggio si faceva meno montano con un susseguirsi di campi, parcheggi e cemento.


Un autobus Brusutti a Fiera di Primiero
immagine da tplitalia.it

Il viaggio era lungo, estenuante, accompagnato da una crescente afa man mano che si scendeva; ma il peggio era quando, pieni di valigie, si piombava nel soffocante clima veneziano. E non era lo stesso, gioioso caldo di inizio-giugno che anticipava la spiaggia, i gelati e l'inizio del relax, era il caldo della resa: da quel giorno il mare non l'avremmo più rivisto.

Salivamo in vaporetto attorniati da decine di turisti disorientati: tutto appariva sporco, unto, malandato... le aiuole, il torrente e le montagne avevano ceduto il posto all'umidità, alla gente e al disordine: tutto ciò che ho sempre odiato delle affollate estati veneziane. Rincasavamo sudati ed esausti come dopo un viaggio transcontinentale e ad accoglierci c'era una casa vuota, buia e che odorava di chiuso. Si riattaccavano i contatori, il frigo fischiava finché non tornava in temperatura: al suo interno non c'era niente, neanche una bottiglia d'acqua.

Un vaporetto Actv affollato
immagine da it.geonews.com

Il pasto del dopo-Fiera era sempre lo stesso: pasta con conserva di pomodoro, il solo cibo disponibile fino alla prima spesa che sanciva il ritorno alla normalità. Mia madre iniziava a parlarmi di "libri", di "astucci", di "cose di scuola"... la mia estate era già un ricordo.

Difatti, da quel momento ricominciava la vita di sempre, e per abituarmi impiegavo almeno una settimana: dovevo "mettermi alla pari con i compiti", "sistemare camera mia"...e a farmi compagnia la solita, asfissiante afa lagunare della quale avevo dimenticato l'esistenza. Ma c'era un'altra pratica che avrei dovuto assolvere, forse ancora peggiore del "tornare a scuola": ogni anno in quel periodo era d'obbligo andare a Robegano (VE) a trovare la nonna materna, in villeggiatura nel suo paese natale.

Via Toscanigo a Robegano (VE)
immagine da Google street view

Stavolta si andava e si tornava in giornata, e raggiungere la campagna era tutt'altro che una vacanza, soprattutto per due bimbi nati e cresciuti nel Centro Storico del tutto estranei ad autobus, macchine e fermate. Si prendeva una corriera ACTV rigorosamente senza aria condizionata, spesso in piedi, con mio fratello che ballonzolava di qua e di là prima di rimettere, come al solito, di stomaco. Scendevamo e cercavamo in tutti i modi di farlo respirare, mentre sulle nostre teste picchiava il maligno sole basso di fine-estate.

Mia nonna aveva una casa attorniata dal cemento da cui spuntava, solitario, un salice piangente. L'arredamento anni 60-70 era quello che oggi definiremmo "di modernariato", senza alcun giocattolo o giornalino per combattere la noia. C'era soltanto una TV in bianco e nero che a malapena riusciva a sintonizzarsi "sull'Uno". Aprii un vecchio armadio e spuntò fuori il gioco in scatola di "Scommettiamo?", un programma con Mike Bongiorno andato in onda dal 1976 al 1978 del quale itnoravo l'esistenza.

Il gioco in scatola di "Scommettiamo" con Mike Bongiorno
immagine da ebay.it

Rinvenni anche una pianola elettrica il cui timbro ricordava inevitabilmente gli organi ecclesiastici, con alcuni accordi dissonanti già presenti in memoria.

Dopo aver pranzato sul vecchio tavolo di fòrmica, la nonna ci portava a trovare le sue amiche: camminavamo nel solleone del vialetto d'asfalto fino a raggiungere la "Gemma Piatta", la "Rina Luca" e altre signore che ci trattenevano con interminabili discorsi su cugini, nuore e nipoti. E ad ogni casa, avvolti nella carta di giornale, ricevevamo pomodori e rami di basilico che portavamo con noi a Venezia.

E per me il malinconico fine-estate aveva proprio quel profumo.

Pomodoro e basilico: il profumo dei miei fine-estate
immagine da pesandolasalute.it

E voi? Come ricordate questo periodo dell'anno?
Scrivetelo nei commenti!


Nino Baldan


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18 commenti:

  1. Complimenti per il post. Hai ricordato benissimo i tratti salienti degli anni 80/90.
    I Righeira errano due ragazzi di Torino famosi per terribili tormentoni. Ne 2016 si sono separati e non hanno scritto più canzoni (per nostra fortuna).

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    1. Ciao Gus O.! L'ultimo "successo" dei Righeira fu "La musica electronica" (2007), che da bravo "nostalgico" ascoltai e riascoltai fino alla nausea ;)

      All'epoca i loro brani erano percepiti come "commerciali" o "di plastica"... Ma ce ne fossero di artisti così nel panorama odierno :'(

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    2. Fantastici Righeira, a me piacevano e piacciono molto. Tutt'altro che banali, beata quell'epoca in cui anche i tormentoni estivi avevano contenuti e una doppia lettura provocatoria...altro che le immonde boiate di oggi, tra karaoke e guantanamera...
      Tornando al tema specifico, caro Nino, mi ritrovo nel tuo racconto, con alcune differenze: noi andavamo tutti gli anni, in agosto, in Toscana, stavamo lì poco meno di un mese, si tornava verso il 28 o 29 agosto. La Toscana in pieno agosto era molto calda, però la zona collinare dove soggiornavamo era caratterizzata da un clima asciutto. Effettivamente il ritorno in autostrada sotto il solleone era faticoso, di solito si facevano una o due tappe, a pranzo si si fermava a mangiare vicino a Ferrara. Ricordo che era molto forte e inconfondibile la sensazione di ritorno a casa una volta arrivati al casello di Padova😊Poi concluso del tutto il viaggio con l'arrivo al Garage Comunale di piazzale Roma, la cosa straniante era sentire intorno a me solo voci di persone che parlavano in veneziano, dopo circa 30 giorni nei quali le mie orecchie erano state riempite di inflessioni toscane😁Tornare a casa, poi, una volta caricate le valigie in vaporetto, valigie che negli anni 80/primi 90 erano il 99%delle volte senza rotelle, dunque pesanti e scomode, e una volta fatta la scammellata da Riva degli Schiavoni al campo della Bragora, era per me piacevole, emozionante, risentivo il profumo dei luoghi più familiari. La casa non era vuota o da arieggiare, in quanto il nonno paterno non voleva venire in Toscana e rimaneva volentieri lì, con tutta la casa per sè😊Poi quelle settimane di fine estate non mi diapiacevano anche perché attendevo con ansia il ritorno dalle ferie dei compagni di scuola, con i quali (uno in particolare) si sarebbero trascorsi poi gli ultimi giorni di svago a giocare o andare in bici in campo. E inizio settembre arrivava puntuale anche la Festa dell'Unità, con gli stand gastronomici (in realtà costicine e patate fritte e poco altro 😁), la ruota a premi, e la musica dal vivo sul palco montato non lontano dalla Chiesa...

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    3. Ciao Francesco! Stranamente, quando mi trovavo a Fiera di Primiero NON avvertivo alcuna nostalgia di Venezia... e ripensandoci i motivi potevano essere questi:

      . potevo stare tutto il giorno con mio nonno, impareggiabile narratore di aneddoti;
      . linguisticamente (e soprattutto in estate), vista la massiccia presenza di veneziani, sembrava quasi di stare a Castello;
      . c'erano almeno tre/quattro sale giochi dove passare i pomeriggi;
      . a Fiera di Primiero ero lontano dalla scuola e dai pensieri.

      A differenza tua NON attendevo con ansia il ritorno delle ferie dei compagni di scuola... Certo, ci giocavo, ma non ho mai legato particolarmente con nessuno... anzi, quando rientravo a Venezia mi mancava proprio mio nonno, che avrei rivisto non prima di fine settembre :(

      Per quanto riguarda i Righeira, soprattutto paragonati all'attuale scena musicale, erano dei veri e propri GENI che attingevano sia dal punk che dal futurismo (sebbene il 99% degli ascoltatori non ne cogliessero il senso): avercene ancora di cantanti così :'(

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    4. Esattamente, Nino, i Righeira nascevano in quel panorama post punk, New Wave all'italiana, poi certamente virando verso il commerciale, ma erano grandissimi!
      Fiera di Primiero era effettivamente una sorta di buen retiro per tanti nonni, famigliole, ecc. provenienti dal veneziano, anche Falcade, in misura minore, era così.
      Riguardo al giocare con i compagni di scuola, io ne avevo alcuni che erano letteralmente miei vicini di casa, oltre che compagni di catechismo, perciò ero contento di ritrovarli al ritorno dalle vacanze estive. Io, a dire il vero, anche da bambino amavo la solitudine giocosa, chiamiamola così, non mi dispiaceva giocare per conto mio, ma era bello poter contare sul fatto di avere una sorta di famiglia allargata nel 'quartiere', con gli amici, i negozi, le famiglie del vicinato, e a settembre tutta questa normalità riprendeva i suoi ritmi abituali.
      Cari i nostri nonni, anche nei miei ricordi di bambino occupano un posto importante (poi come ti dicevo ho vissuto anche con loro, in casa).

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    5. Diciamo che il "pieno autunno" era molto meglio della "tarda estate" :D Bisogna mettere in conto quanto caldi, umidi e affollati siano i mesi estivi qui a Venezia... e una volta "preso il ritmo" vivevo molto meglio dell'essere "scaraventato nel mezzo della stagione" come accadeva quando tornavo ;)

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  2. Parte della mie estate la trascorrevo a Pesaro, dai miei nonni e dai miei zii..ma il ritorno a casa non era affatto pesante, perché ritrovavo gli amici e anche gli stessi giocattoli (come i Lego) che non avevo portato via con me. Poi mio padre stava a casa da solo, non amando il mare e non volendo distaccarsi dai cani e dall'orto :D, quindi non c'era l'effetto di tornare in una casa chiusa, col frigo vuoto :D.
    Mi unisco ai complimenti per il post, davvero bello!

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    1. Grazie Riccardo! :)
      Per me il "distacco" dai giocattoli era colmato dalle sale giochi, dove mi intrattenevo con cabinati che a Venezia non avrei MAI potuto vedere :)

      L'estate è sempre stato il periodo dell'anno che amavo meno: troppo caldo, troppa umidità, troppa gente per la strada: la "parentesi" in montagna me la faceva in qualche modo dimenticare... per poi "scaraventarmi" nel pieno della "stagione" ogni volta che tornavo a Venezia :D

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  3. I miei negli anni delle medie mi spedivano dai miei zii nel paesino al mare a 70 chilometri dalla mia città, ed in pratica li vedevo solo nei week end quando mi venivano a trovare.
    La fine dell'estate quindi per me veniva rappresentata dal cosiddetto ritorno a casa ed alla città.

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    1. ...più o meno quello che accadeva a me quando mi "spedivano" in montagna con i nonni :) Mio padre lavorava e più di 30/40 giorni di vacanza non poteva permetterseli...ecco perchè i miei mi raggiungevano dopo...

      Anche se, a dirla tutta, forse preferivo quando i miei non c'erano... avevo mio nonno tutto per me e certe "regole di casa" con lui non valevano ;)

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  4. Grazie A.J. :)
    No, per me no... la scuola significava essere di nuovo "imbrigliato" nella routine sveglia-lezioni-compiti... Niente Topolino spaparanzato sul divano, niente più storie del nonno...

    Sebbene non abbia mai legato "troppo" con i miei compagni, la "nostalgia" della scuola e dei suoi rapporti sociali l'ho ri-avuta anch'io fino a cinque/sei di anni fa... :) pensavo "che bello sarebbe avere intorno coetanei, conoscerli, legare, rapportarsi con loro"...

    Poi ho lavorato in un'azienda con CENTINAIA di colleghi... ho ricordato PERCHE' non legavo con gli altri bambini ;) Fidati, A.J., "tornare a scuola" non è stata quell'esperienza idilliaca che mi aspettavo, anzi, mi ha fatto capire di più il mio carattere... e che sto bene con "pochi, simili a me e selezionati".

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  5. Anch'io a scuola avevo un gruppetto di amici...ma la nostra frequentazione si limitava a qualche pomeriggio uno a casa dell'altro tra Game Boy, NES e SNES... Non abbiamo mai legato troppo e difatti dopo le elementari ci siamo tutti persi di vista...

    Scuola (da bambino) e lavoro (da trentenne) sono ASSOLUTAMENTE due cose diverse :) probabilmente la "nostalgia" di quel periodo "inquadrato" nel quale non si era "soli" ma "parte di un gruppo" mi ha giocato brutti scherzi :P

    In effetti era un posto nuovo, appena aperto, con tanti reparti (= classi) e altrettanti responsabili (= insegnanti)... Per me è stato come rivivere "il primo giorno di scuola" ma con la consapevolezza di poi, provando a "riscrivere la mia vita" in modo diverso... Ma è andata esattamente come allora ;)

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  6. Apro una parentesi e la chiudo velocemente : Nino ma a te non da fastidio rispondere a gente che si evince chiaramente che non ha letto un cazzo del tuo post?
    Scusami la mia schiettezza...puoi anche far meno di rispondermi , ho deciso di non tenere filtri da un po' e di scrivere senza peli sulla lingua , quello che a me appare come una cosa poi può avere tutt'altro significato ai tuoi occhi -:)
    Chiusa parentesi.

    Ti sei dimenticato Montebelluna (TV).
    Allora io le ferie da ragazzino le facevo da mio zio prete a Comacchio (FERRARA).
    Non so se te ne ho già parlato ,è il cugino di mia madre e le vacanze da lui erano un modo per ricongiungere la famiglia e passare tre settimane in spensieratezza e mi divertivo pure tanto.. sia al mare (andavamo al lido degli Scacchi quando ancora ci stava la pineta) che pure a fare il chierichetto.
    Era pur sempre Romagna e si respirava un clima alla Don Camillo e Peppone quando stavamo da mio zio prete.
    Poi mio padre è sempre stato un comunista sfegatato ahaha!!!
    Il tuo ritorno era proprio un calvario poverino , io no quando tornavamo a Santa Maria di Sala (VE-nezia)io e mio fratello eravamo rilassati dietro in macchina ...non c'era sta grande differenza di escursione termica tra Emilia e Veneto -:)
    Ricordo che facevo un gioco, solo io , poco prima di arrivare in paese..quando mancavano pochi km ad arrivare a casa (c'era mia nonna a casa quindi non trovavo una casa chiusa) chiudevo gli occhi e li riaprivo solo quando la macchina si era fermata nel piazzale dentro il cancello di casa.
    Non so perché ma mi piaceva un sacco farlo.
    Lo rifarei anche adesso solo che guidando io la macchina capisci che non è molto conveniente ,ciaoooo

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    1. Ciao Max!
      Inizierò dalla tua parentesi: sì, l'idea che emerge è proprio quella... ma io sono buono e rispondo sempre a tutti :')
      In tanti mi dicono che un giorno la mia "bontà" sarà la mia rovina, ma che devo fare? Forse è semplicemente un retaggio della mia educazione cattolica :D

      Sì, mi avevi raccontato di Comacchio - e io ti avevo risposto che mi sarebbe sempre piaciuto visitarla :) Bello anche il quadretto che dipingi alla Don Camillo e Peppone, una serie che ho sempre adorato fin da piccolo e alla quale - prima o poi - dedicherò un post. :)

      In effetti, oltre al "ritorno alle responsabilità", a rendere il mio rientro un "calvario" ci pensava l'escursione termica che tu FORTUNATAMENTE non avevi! :)

      Parlando del "gioco": lo facevo anch'io quando chiedevo ai nonni di guidarmi per mano dalle zone più remote di Venezia fino alla porta di casa :D
      Confermo: riaprire gli occhi e trovarsi improvvisamente in un altro luogo era a dir poco affascinante :)

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  7. Ah ..i Righeira!!
    Non ci perdo neanche tempo.., però se devo scegliere dei tormentoni italiani di quel periodo ti dico Run to me di Tracy Spencer ,I love my radio di Taffy e People from Ibiza di Sandy Marton tutti cantati in inglese ahahah!! della premiata ditta Cecchetto

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    1. Tra le tre che hai nominato scelgo "Run to me" di Tracy Spencer: le altre due le trovo un po' "piatte" (ma è un'opinione mia :)).
      Dei Righeira ci sono pezzi più "incisivi" rispetto al consumatissimo trittico "Vamos a la playa - No tengo dinero - l'estate sta finendo": riascoltati "Hey mama" o "Luciano Serra pilota" :)

      A proposito, tieniti pronto che sto per rilanciare "Italo Disco saturday" con una serie di chicche sulla dance anni '80 ;)

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    2. (restando in tema di "quelli che non leggono"... secondo te QUANTI erano a conoscenza che "Vamos a la playa" NON PARLAVA di una semplice giornata al mare bensì di RADIAZIONI E INQUINAMENTO? :D)

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  8. Si okay ma alla fine c’han guadagnato lo stesso😀
    Anche se tanti non conoscevano il vero senso del testo.
    Te sei troppo buono ...😀
    Ha ragione chi te lo dice!
    Aspettiamo Itala Disco Saturday allora!
    Ciao

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